Australia: le basi non amiche ai propri confini sembra proprio diano fastidio a tutti…

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Qualche tempo fa è stata ufficialmente annunciata l’informazione che la Cina e le Isole Salomone intendono concludere un accordo di difesa che consentirà alla Marina cinese di avere base in questo Paese.

Ma oggi all’improvviso gli australiani e i loro media si sono adirati: “Nella nostra regione, alle nostre porte, non ci saranno basi navali cinesi”: la base cinese sull’isola è ‘una linea rossa‘ e mai Australia tollererà la presenza dei cinesi.

“Lavorando insieme ai nostri partner in Nuova Zelanda e, naturalmente, negli Stati Uniti, condivido la stessa linea rossa che hanno gli Stati Uniti quando si tratta di questi problemi”, ha affermato Morrison. “Non avremo basi navali militari cinesi nella nostra regione alle nostre porte”. (Abc News)

Dal lato loro, “gli Stati Uniti agiranno “di conseguenza” se la Cina installerà una base militare nelle Isole Salomone, nel Pacifico. Lo rende noto la Casa Bianca, dopo che una delegazione statunitense si è recata nel Paese del Pacifico per incontrare il primo ministro” (Afp)

Gli USA hanno minacciato “ripercussioni se la Cina dovesse stabilire una presenza militare permanente nella nazione del Pacifico in base al nuovo accordo”. (Bol News)

Ora sta il fatto che le Isole Salomone non si può dire che siano proprio vicinissime al continente Australiano: distano circa 2.000 km dall’Australia.

peter dutton
peter dutton

Tuttavia, il ministro della Difesa australiano Peter Dutton ha affermato che “la Cina non dovrebbe essere autorizzata a stabilire basi militari nelle Isole Salomone”.

Questo naturalmente confonde un po’: ci è stato recentemente detto con aria istruttiva che le richieste della Russia di non schierare basi NATO vicino ai confini russi sono infondate. Non si diceva che i paesi d’Europa hanno il diritto sovrano di decidere a quali alleanze militari aderire e quali basi militari ospitare?

In precedenza il governo ha anche affermato che l’accordo tra la Cina e le Isole Salomone è un’altra manifestazione del modello di comportamento della Cina con altri paesi, inclusa l’Africa. Al riguardo, il ministro ha menzionato “pagamenti a scopo di corruzione, ma non ha fornito prove delle sue accuse.

Nello stesso tempo, come già indicato, le strutture militari cinesi potrebbero apparire a 2000 km dall’Australia. Mentre la Nato dovrebbe apparire a poco più di 40 km dal confine ucraino a Belgorod.

Inoltre, c’è da considerare che Usa-Gb-Australia hanno da qualche mese siglato un Patto anti-Cina denominato Aukus, che vedrà Stati Uniti e Gran Bretagna fornire a Canberra la delicata tecnologia per i sottomarini nucleari, nonché opporsi in modo aggressivo nel Pacifico e mar Cinese.

Quindi alla luce di tutto questo, è così sconcertante che la Cina si muova consequenzialmente? E se sì, allora cosa c’è di così difficile da capire nella richiesta russa -fatta l’anno scorso- quando chiedeva garanzie di sicurezza e di non far entrare l’Ucraina nella Nato?

A meno che, dopotutto, anche nel caso della Russia sia la Cina nel mirino. Quindi è possibile organizzare una fustigazione esemplare della Russia attraverso la guerra con l’Ucraina. Sta di fatto che nel Pacifico la Cina è molto presente e non militarmente, ma soprattutto economicamente. In molte isole del Pacifico sono continui i colpi di stato a favore degli USA, ma nelle isole Salomone alla rivolta anticinese ne è seguita una filocinese.

Con questo non si giustifica certo la guerra, ho voluto solo stigmatizzare il bias cognitivo: la temperatura di ebollizione non bisogna crearla, perché la pace si costruisce ascoltando anche le ragioni dell’altra parte.

patrizioricci by @VPNews

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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