Ciò che è avvenuto è nient’altro che un tentato sequestro NATO di una petroliera russa in acque internazionali. Ovvero: “Una provocazione in pieno stile guerra fredda, sfiorando lo scontro armato. Una “lezione” di diritto internazionale ignorata in favore di un’escalation che sa di trappola pianificata”.
Il 15 maggio 2025 si è consumato un episodio che, se fosse degenerato, avrebbe potuto rappresentare il casus belli per un confronto diretto tra NATO e Federazione Russa. Come riportato da Luciano Testi su Qora, una petroliera battente bandiera gabonese — identificata poi come Jaguar (IMO 9293002) — è stata intercettata e aggredita da forze militari estoni supportate da aerei della NATO, nel tentativo di sequestrarla mentre transitava nel Golfo di Finlandia, diretta al porto russo di Primorsk.
I fatti: una manovra ostile in acque neutre
Secondo il resoconto, l’Estonia ha mobilitato la motovedetta “Raiu”, la nave pattuglia “Kurvits”, elicotteri e droni. Alla missione si è aggiunto anche un MiG-29 dell’Aeronautica militare polacca, mentre F-16 portoghesi si sono alzati in volo per “proteggere” lo spazio aereo baltico.
«Inizialmente hanno cercato di costringere l’equipaggio della petroliera a modificare la rotta per farla entrare in acque territoriali estoni. Dopo il fallimento dell’impresa, hanno tentato un atterraggio con elicotteri per abbordarla. Ma l’equipaggio ha reagito aumentando la velocità, riuscendo a evitare l’abbordaggio. Nel frattempo, sono arrivati anche degli F-16 della NATO», riporta l’articolo di Testi.
Solo l’intervento di un caccia russo Su-35 ha costretto le forze baltiche e della NATO a desistere e a ritirarsi.
Una fonte estone, il quotidiano ERR, ammette:
«I caccia F-16 dell’aeronautica militare portoghese, impegnati in una missione NATO per proteggere lo spazio aereo baltico ad Ämari, sono intervenuti “prontamente” all’incidente».
Tuttavia, secondo le regole del diritto marittimo internazionale, attaccare una nave in acque neutre è un atto di pirateria. Nonostante ciò, il Ministero della Difesa estone ha accusato Mosca di “violazione dello spazio aereo”, convocando l’ambasciatore russo e consegnando una nota diplomatica.
Le prove: la nave non era in acque estoni
L’articolo analizza in dettaglio il video girato a bordo della Jaguar, dove si vedono chiaramente:
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Un elicottero NATO che sorvola la nave
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Il GPS con coordinate che indicano la posizione nei corridoi di navigazione previsti e non in acque estoni
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L’impossibilità tecnica di un atterraggio sul ponte della nave, pieno di tubazioni e strutture complesse, a meno di un’operazione da forze speciali in stile boarding via fune
«Il crocino rosso indica la posizione della nave Jaguar nel momento in cui è stato inquadrato il GPS a bordo. Si vede benissimo che la nave si trova nei corridoi di navigazione previsti per la direzione che aveva.»

Una nuova caccia ai “pirati”: revival dei Lloyd’s?
Il commento di Testi si fa ancora più tagliente quando collega l’attuale caccia alle “navi ombra” con la mentalità coloniale inglese del XVII secolo:
«I baltici, sostenuti dagli inglesi, ragionano ancora come se fossimo all’epoca dei pirati. Solo che oggi i pirati sono quelli che un tempo promettevano di riparare i danni subiti da navi civili. […] Ma oggi l’Estonia ha addirittura approvato una legge che autorizza l’affondamento delle “navi ombra” che non si sottomettono alle richieste di sequestro.»
E ancora:
«Se erano così convinti di essere nel giusto, perché non hanno convinto il Su-35 a tornare a Kaliningrad?»
Una provocazione pianificata?
La domanda più inquietante arriva in fondo all’analisi: e se non fosse stato un errore, ma una provocazione intenzionale? Uno scenario “false flag” dove si cerca di costringere Mosca a reagire, per poi denunciare un’aggressione e trascinare l’Europa in guerra?
«I baltici non si rendono conto che sono usati come esca dagli inglesi per ingaggiare un conflitto con la Russia. E in tal caso dell’esca non rimarrebbe nulla.»
La logica militare e diplomatica dell’episodio è folle: in un contesto già segnato da una guerra in Ucraina, da tensioni sui corridoi di trasporto energetico, e da trattative ancora in corso a Istanbul, un gesto come questo non è solo irresponsabile: è un segnale deliberato di escalation.
Conclusione: il rischio di una guerra “programmata”
Se le coordinate GPS dimostrano che la nave non era in acque estoni, se le forze baltiche hanno agito in violazione del diritto marittimo, e se il confronto si è risolto solo grazie all’intervento di un caccia russo, come possiamo interpretare tutto questo?
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Un errore di comunicazione?
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Un’iniziativa isolata delle autorità estoni?
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O un tassello deliberato in un disegno di escalation voluto?
È legittimo chiedersi se queste provocazioni non siano orchestrate per causare deliberatamente una guerra con la Russia. Una guerra che i popoli europei non vogliono, e per la quale nessuno è realmente pronto.
Nel frattempo, la petroliera Jaguar ha proseguito il suo viaggio. Ma l’Europa — quella vera, fatta di cittadini — dovrebbe fermarsi e riflettere: chi ci sta portando verso il baratro?
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Post su Qora , per approfondire: Aerei della NATO e la marina estone hanno tentato di sequestrare una petroliera della “flotta ombra russa”
vedi anche: Il presidente estone approva Leggi che consentono alle forze armate di affondare “navi ombra”!