Tutte le evidenze porterebbero a dire che l’attacco con due ordigni alla petroliera Seajewel, avvenuto nelle acque territoriali italiane, sia opera della marina militare ucraina. Avvenire cita anche il nome dell’unità coinvolta. È un episodio che ricorda il caso North Stream.
La nave, battente bandiera di Malta e proveniente dall’Algeria, era ormeggiata nel campo boa del porto ligure da venerdì 14 febbraio, quando sono avvenute due esplosioni.
I palombari del Comsubin, massimi esperti di sabotaggi sottomarini, hanno effettuato i rilievi richiesti dalla DDA di Genova, che indaga per naufragio con finalità di terrorismo. Un attentato, dunque.
Nonostante non venga ancora dichiarato apertamente, ci troviamo di fronte a uno scenario che richiama da vicino quanto accaduto con il sabotaggio del gasdotto North Stream. In quel caso, erano chiari il movente, gli esecutori e il mandante, ma puntare il dito non era considerato conveniente. Lo stesso approccio sembra essere adottato dalla leadership italiana, che, per mantenere la stabilità e il potere, sceglie di giocare secondo le regole imposte dal contesto geopolitico internazionale.
Tutti gli indizi portano a una firma ucraina su questo attacco. Si tratta a tutti gli effetti di un atto di terrorismo diretto contro uno Stato sovrano, con la gravità aggiuntiva che l’azione è avvenuta nelle acque territoriali italiane. L’ipotesi di un incidente appare ormai esclusa, considerando i numerosi elementi che indicano un’azione deliberata, inclusi i recenti attacchi ad altre due petroliere nel Mediterraneo.
Avvenire riferisce che “la gemella della Seajewel, la Seacharm, a sua volta è stata colpita da un attentato il 17 gennaio mentre era ormeggiata in Turchia. Questo è il secondo dei tre attacchi dinamitardi compiuti nel Mediterraneo (altri due sono avvenuti nel Baltico e in Portogallo) contro quella che per molti osservatori è la ‘flotta fantasma russa’, sospettata di aver trasportato petrolio russo in Occidente, probabilmente anche in Italia, violando l’embargo scattato dopo l’invasione dell’Ucraina. Proprio i commando di Kiev potrebbero aver compiuto l’azione. Secondo le prime indagini, un gommone con a bordo gli ‘uomini rana’ potrebbe essersi avvicinato partendo dalla costa ligure o da un’imbarcazione al largo. Un colpo di mano militare, compiuto da forze speciali straniere in acque territoriali italiane. Ma chi potrebbe aver messo a segno il blitz? Gli uomini del 73° Naval Special Operations ucraino, addestrati dai Navy Seals americani, hanno tutte le capacità operative per compiere una missione del genere.”
La domanda che rimane sospesa è se l’Italia sarà disposta a riconoscere apertamente la matrice di questi attacchi o continuerà a seguire una linea di ambiguo silenzio per non compromettere la linea europea di sostegno totale all’Ucraina, anche se questa è una liena non conforme alla realtà dei fatti, da tempo abbondamntemente manipolati con la retorica di guerra adottato da Bruxelles.
Ma l’appartenenza all’Unione Europea deve quindi subordinare la difesa della nostra sovranità nazionali ed i nostri interessi economici? Fino a che punto? Fino a che punto la nostra leadership starà al gioco? Un gioco che abbondantemente ha rivelato che è un gioco sporco?
È paradossale che molti media italiani diano più enfasi al fatto che la Seajewel fosse una delle navi appartenenti alla flotta fantasma russa, piuttosto che all’ipotesi concreta di un attacco all’interno delle acque territoriali italiane. Altre fonti, con una certa leggerezza, ipotizzano che la guerra possa essere arrivata in territorio italiano, senza neanche sussurrare la necessità di chiedere al governo italiano di prendere una posizione immediata, posizione che, a distanza di giorni, ancora non è arrivata.
Dunque, si profila un probabile attacco in acque territoriali italiane contro una petroliera appartenente alla cosiddetta “flotta fantasma” – una fonte di approvvigionamento energetico da cui, come tutti sanno, l’Italia (e molti paesi europei) si è in parte rifornita per sopravvivere economicamente durante le recenti crisi. Ora, però, i media sembrano scoprire improvvisamente l’esistenza di questa flotta, trattando la questione come se fosse una novità.
Quello che invece viene taciuto – e che rappresenta l’ipotesi più grave e plausibile – è l’evidente coinvolgimento ucraino in un attacco compiuto non solo all’interno del nostro territorio, ma anche ai danni dei nostri interessi strategici. Un silenzio che sembra conveniente per l’autorità italiana, la quale preferisce non sollevare questioni scomode al fatto che l’Italia persegue la linea di totale appoggio all’Ucraina, fino all’ultimo ucraino contraria alla pace e quindi, confligge con questo episodio di aggressione.
Questo, signori miei, significa piegare la realtà dei fatti a logiche contorte e a un processo mentale malato, in cui il giudizio viene subordinato a convenienze politiche e interessi internazionali.