L’Arcivescovo Nassar descrive le scene di panico di cui è stato testimone, con i genitori che corrono angosciati “a cercare i loro piccoli nelle scuole del quartiere”, mentre le sirene delle ambulanze accentuano la sensazione insostenibile di vivere in un tempo apocalittico. “Alcuni fedeli – racconta – si sono messi in ginocchio per recitare il rosario implorando Nostra Signora della Pace, prima della Messa, che è iniziata con 20 minuti di ritardo… Io ho celebrato la Messa solenne di domenica alle ore 18, per 23 persone soltanto, pregando per le vittime della mattina e per i musulmani che in Siria si preparano a celebrare la festività di Eid al Adha, il prossimo 26 ottobre, nel dolore e nel silenzio”.
Il quartiere di Bab -Touma è un luogo-simbolo anche per il martirologio della cristianità siriana. Qui – ricorda l’Arcivescovo Nassar -, negli stessi vicoli che San Paolo ha dovuto percorrere al tempo della sua conversione e del battesimo ricevuto da Anania, “11 mila martiri nel 1860 hanno arrossato col loro sangue ogni centimetro quadrato”. Finora Bab-Touma era stato risparmiato dalle violenze che sconvolgono la Siria dal 15 marzo 2011. Adesso – si chiede Nassar – quale messaggio si è voluto dare con una strage programmata di domenica, proprio nella parte della Città Vecchia dove sono concentrate le chiese cristiane? “E’ la violenza gratuita che bussa alla porta per terrorizzare gli ultimi cristiani già prostrati?”
Davanti al terrore e alla violenza – conclude l’Arcivescovo maronita – l’annuncio cristiano si manifesta più che mai come quello “della Croce redentrice, dell’amore e del perdono”. E i cristiani di Damasco e della Siria hanno bisogno dell’amicizia e della preghiera di tutti per farsi carico di una condizione segnata da una “solitudine caotica e amara”. (GV) (Agenzia Fides 22/10/2012).
ASIA/SIRIA – L'Arcivescovo maronita di Damasco: domande, paure e le preghiere dei cristiani di Siria dopo la strage di Bab Touma
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