Siria: la Turchia commercia con al Qaeda che detiene le forniture di combustibili in Idlib

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Il petrolio parte dall’Ucraina, passa attraverso il territorio turco – membro della Nato – per poi essere preso in consegna dalla Watan Petroleum, una società gestita da Qaeda.

In un articolo del 3 giugno pubblicato su Asia Time viene rivelato che a causa della penuria di combustibile e gas da cucina nelle zone governative siriane, Damasco da gennaio non rifornisce più la zona di Idlib.

Il governatorato di Idlib è invece interamente rifornito da una una società chiamata Watad Petroleum: a questa azienda “è stato concesso un monopolio sul mercato dei carburanti nella maggiore Idlib, con diritti esclusivi per importare petrolio e gas dalla Turchia e regolarne la vendita, il prezzo e la distribuzione”. L’accordo, che ha eliminato anche qualsiasi competizione interna, è stato siglato dal ”governo di salvezza di Idlib”, ma in realtà l’accordo è stato realizzato con Tharir al Sham (HTS) [al Qaeda in Siria], perchè è questa organizzazione terroristica che detiene “il potere de facto in quell’area”.

Ma chi si nasconde dietro questa compagnia? Secondo le informazioni disponibili la società “è stata fondata a Idlib nel 2017, mentre altri sostengono che è stata fondata all’inizio del 2018 da un gruppo di uomini d’affari siriani che vivono in Turchia”. E’ stupefacente che la Watad Petroleum si occuperebbe di tutta la filiera di produzione, dall’importazione di greggio dalla Turchia , alla sua raffinazione (relativamente a quello proveniente nella Siria nord orientale. Asia Time dice che “Watad – di cui si sa poco – rappresenta ancora un altro modo in cui Hayat Tahrir al-Sham (HTS), un’organizzazione etichettata come gruppo terroristico da gran parte del mondo, sta rafforzando la sua presa su Idlib”.

Il petrolio arriverebbe in Siria attraverso fornitori turchi che importano carburante “principalmente dall’Ucraina, attraverso un’azienda non identificata che trasporta petrolio in Siria attraverso il valico di frontiera di Bab al-Hawa, controllato da HTS. Una volta in Siria, il carburante diventa la responsabilità di Watad”.

Un particolare interessante è che nonostante che la zona di Idlib è in questo momento in un conflitto aperto contro Damasco, non soffre alcuna penuria di carburante e gas. I rifornimenti arrivano dal territorio turco che quindi commercia direttamente con Tharir al Sham e quindi al Qaeda.

L’ipotesi più plausibile è che Watad sia  [almeno] “parzialmente posseduta da HTS o direttamente affiliata a HTS.” Ma non è tutto: “Watad ha anche assunto il controllo della maggior parte del greggio prodotto nella Siria nord-orientale” dove il petrolio viene raffinato “in raffinerie locali improvvisate non regolamentate”, quindi vuol dire che il petrolio proviene dalle aree curde dato che in quelle zone ci sono la maggior parte dei campi petroliferi a nord.

Ovviamente i benefici economici per HTS e Watan sono  “reciproci”. Asia Time dice che tutti gli indizi indicano che Watan e HTS siano la stessa cosa (questo particolare è confermato anche da altre fonti). 

La vicenda è esemplificativamente efficace per capire come l’occidente ed un paese della Nato siano direttamente in rapporto con il gruppo terroristico Tharir al Sham (al Qaeda) , godendo di totale immunità, supporto e parziale protezione. Solo ai siriani – non governati da al Qaeda  ma dal legittimo governo siriano – continuano a essere inflitte le inique sanzioni che comportano la carenza di tutti i servizi essenziali, una inflazione alle stelle e il disprezzo dell’occidente.

patrizio ricci by @vietatoparlare

 

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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