ANCORA IDLIB. L’ESERCITO SIRIANO NELLA ROCCAFORTE DEI MILIZIANI FILO-TURCHI

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di Stefano Aviani Barbacci

Elementi della Divisione d’elite “Tiger Forces” dell’esercito siriano avanzano nel paesaggio rurale a Ovest di Aleppo in direzione della M5 highway.

L’epilogo della guerra sarà forse a Idlib, la provincia settentrionale, sul confine con la Turchia, che è diventata l’ultimo caposaldo dei terroristi in Siria. Qualcuno ricorderà che fu qui che il senatore degli Stati Uniti John Mc Cain si incontrò con la leadership dei cosiddetti “ribelli siriani”. Era il Maggio del 2013 e Idlib era controllata da al-Qa’da, ma il califfato non era stato ancora proclamato e pochi, dunque, avrebbero riconosciuto nelle fattezze di uno degli interlocutori dell’inviato speciale del presidente Barak Obama, Abu Ibrahim Al Badri, il futuro “Califfo” Abu Bakr Al Baghdadi. Un incontro che chiarisce tante cose sulle cause di questa guerra.

Nella prima metà del corrente mese di Febbraio l’esercito regolare siriano ha attaccato da Sud e da Est l’enclave terroristica di Idlib, penetrando le difese nemiche e guadagnando rapidamente terreno. E’ stato catturato il centro logistico di Saraqib (antica città della Siria), sono stati liberati oltre 160 villaggi e sgomberati da blocchi stradali e presidi tutti i 432 km dell’autostrada M5 highway che collega Damasco ad Aleppo. La riapertura di questo importante asse stradale era contemplato anche da quegli accordi di Astana che la Turchia aveva sottoscritto senza la minima intenzione di darvi tuttavia corso.

A Nord di Saraqib, l’esercito siriano ha anche recuperato il controllo di un’ampia area suburbana dalla quale Aleppo, pur se liberata nel Dicembre del 2016, continuava ad essere colpita da tiri di mortaio e razzi. I turchi sono intervenuti in sostegno delle milizie islamiste, inviando rifornimenti d’ogni tipo e truppe regolari con decine di blindati, senza tuttavia riuscire ad arrestare l’avanzata dell’esercito siriano. Tutti i “posti d’osservazione turchi” in posizione più avanzata risultano ora circondati dalle truppe siriane.

Le freccette rosse mostrano la recente avanzata siriana nella roccaforte islamista di idlib. In evidenza l’autostrada M5 (M5 highway) che collega Damasco con Aleppo.

Di tutto questo c’è ben poca traccia sui media. L’informazione tende a raffigurare i siriani come aggressori del loro stesso Paese e sorvola sulla presenza dei turchi in evidente supporto di quei gruppi islamisti che sotto molti nomi (ora sono il Turkistan National Party e Hayat Tahrir al-Sham) hanno causato immense distruzioni in Siria. Il mondo era insorto (ma solo a parole) contro l’invasione turca quando aveva preso di mira i territori della Siria prevalentemente abitati dai curdi. Ora invece tace. Ciò deve far riflettere sull’uso sistematicamente politico delle informazioni.

La Turchia ha invocato il sostegno della NATO e dell’Europa come se Idlib già le appartenesse… Una richiesta che svela le reali intenzioni di Erdogan sulla Siria: annettersi i territori prossimi al confine turco dopo averli ripopolati con i mercenari turcofoni che Ankara vi fa pervenire dall’Asia Centrale e dal Caucaso. I siriani, gli armeni e i curdi sono uccisi o costretti alla fuga, come quando l’esercito turco era entrato ad Afrin nella primavera del 2018. Un tempo la si chiamava “pulizia etnica”, adesso sembra una forma di compensazione che l’Occidente “deve” alla Turchia dopo il fallimento del regime-change. Comunque, gli USA hanno già revocato alla Turchia le loro sanzioni.

Restano così in ombra i retroscena politici del conflitto e solo ci si concentra sul problema umanitario, amplificato e distorto a favore dei turchi. Non è la prima volta che accade. Il caso più clamoroso era stata la sistematica manipolazione delle informazioni messa in atto a supporto dei jihadisti ad Aleppo. L’occupazione di Aleppo-Est da parte di una legione straniera di fanatici venne allora presentata come una liberazione, il recupero della città da parte dell’esercito regolare siriano (molti dei cui soldati di leva erano nativi di Aleppo) come un atto di aggressione da parte del “regime”.

Una colonna di blindati dell’esercito turco in movimento sulla M5 highway in direzione di Saraqib (Idlib) ora liberata dall’esercito siriano

Ora è la volta del documentario “For Sama”, di Waad e Hamza Kateab (residenti nel Regno Unito). Un lavoro tecnicamente ben riuscito, persino commovente, se non si conosce nulla di cosa davvero accadde quando al-Qa’da si impadronì della parte Est della città: la fuga dei residenti, l’imposizione della Sharia, il continuo lancio di razzi e bombole piene di gas (i “cannoni dell’inferno”) contro la parte Ovest, il sequestro degli aiuti destinati ai civili, le innumerevoli condanne a morte…

Un film su Aleppo che cancella Aleppo, manipolando i fatti e trasformando gli aggressori in vittime. La Waad aveva lavorato ad Aleppo-Est con una costosa telecamera e con moderne attrezzature, persino un drone per le riprese aeree. Gli USA le avevano fornito (lo racconta Hillary Clinton nel suo libro “Hard Choices”) alcuni PC collegati ad un satellite e la formazione tecnica necessaria per un migliaio di comparse (reclutate tra gli islamisti stessi). La coppia aveva poi abbandonato Aleppo assieme ai miliziani dopo che a questi era stato concesso il salvacondotto per raggiungere incolumi Idlib.

Al pari del film di George Clooney “The White Helmets”, che presenta in una luce romantica l’omonimo gruppo terroristico, “For Sama” è ancora un pezzo di propaganda. C’è la guerra ma non si sa perché… Proprio perché all’apparenza “impolitico” non poteva che essere finanziato dai medesimi che sono responsabili della distruzione di Aleppo e della Siria. E così, dopo gli inevitabili Awards, ci commuoviamo per un’Aleppo che non esiste e che surrettiziamente suggerisce Idlib, ultima roccaforte dei miliziani islamisti e dei soldati di Erdogan (stranieri). Eroi di un qualche prossimo film? Tanto i cattivi sono sempre loro: i siriani, invasori del loro stesso Paese.

APPROFONDIMENTI

Hulusi Akar ieri, nell’intervista con AP, ha chiesto alla NATO e all’Europa di intervenire a Idlib

https://oraprosiria.blogspot.com/2020/02/il-ministro-della-difesa-turco-chiede.html

Un’approfondita analisi dl documentario “For Sama”

https://oraprosiria.blogspot.com/2020/02/il-ministro-della-difesa-turco-chiede.html

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Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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