Germania, il partito AfD dichiarato “organizzazione di estrema destra”: inizia la criminalizzazione dell’opposizione
Con una decisione senza precedenti, l’Ufficio federale tedesco per la protezione della Costituzione (Bundesamt für Verfassungsschutz, BfV) ha ufficialmente classificato il partito Alternativa per la Germania (AfD) come “organizzazione comprovata di estrema destra” su scala nazionale. Finora, tale etichetta era stata attribuita solo ad alcune sezioni regionali – in Turingia, Sassonia e Sassonia-Anhalt – ma ora il giudizio è esteso all’intera formazione politica. Secondo il BfV, l’AfD “non è compatibile con l’ordine democratico liberale”.
Questa nuova classificazione autorizza il ricorso agli strumenti più invasivi dell’intelligence: sorveglianza sistematica, intercettazioni telefoniche, infiltrazione di informatori, registrazioni audio e video. Un armamentario di controllo che ora potrà essere utilizzato legalmente contro il secondo partito più votato del Paese, in costante crescita nei consensi, soprattutto nei Länder orientali.
Ma il vero obiettivo sembra essere un altro: la messa al bando del partito. Lars Klingbeil, leader della SPD e tra i favoriti per la vicepresidenza del governo, ha dichiarato senza mezzi termini che “il governo deve procedere all’interdizione dell’AfD: rappresenta un attacco alla Germania stessa”. Sulla stessa linea Daniel Günther (CDU), ministro-presidente dello Schleswig-Holstein, che ha invocato l’avvio immediato di una procedura formale per vietarne l’attività politica.
BREAKING: AfD OFFICIALLY DECLARED “RIGHT-WING EXTREMIST” BY GERMAN INTELLIGENCE‼️
A dark day for democracy.
This is the preparation for an AfD ban, just like in Romania. The AfD is currently the most popular party in Germany. pic.twitter.com/qgiCJuVtR6
— Naomi Seibt (@SeibtNaomi) May 2, 2025
Incredibilmente, il ministro dell’Interno uscente, Nancy Faeser, ha assicurato che “non vi è stata alcuna influenza politica sul nuovo rapporto”. Secondo quanto riportato da n-tv il 2 maggio 2025, Faeser ha dichiarato che il BfV “opera in modo indipendente” e ha un “mandato legale chiaro per contrastare l’estremismo e proteggere la democrazia”. La nuova valutazione – ha affermato – sarebbe frutto di una “revisione completa e imparziale”, condensata in un dossier interno di oltre 1.100 pagine.
Tuttavia, ha anche aggiunto che “non è prevista la pubblicazione del documento di lavoro”, il quale includerebbe anche elementi derivanti dalla recente campagna elettorale. In altre parole: nessuno potrà verificare nel dettaglio le motivazioni su cui si fonda un atto che potrebbe sovvertire radicalmente il panorama democratico tedesco.
I leader dell’AfD, Alice Weidel e Tino Chrupalla, hanno definito la decisione “un attacco diretto alla democrazia” e hanno denunciato la natura chiaramente politica della classificazione: “si vuole colpire con metodi di intelligence ciò che non si riesce più a fermare con il dibattito pubblico”.
Il fronte delle critiche: voci da Stati Uniti, Russia e società civile
La decisione ha provocato reazioni dure a livello internazionale. Il senatore statunitense Marco Rubio ha tuonato:
“La Germania ha appena conferito alla sua agenzia di intelligence nuovi poteri per spiare l’opposizione. Questa non è democrazia: è tirannia mascherata.
Ciò che è davvero estremista non è l’AfD – il partito più popolare – ma la politica suicida delle frontiere aperte. La Germania deve cambiare rotta.”
Anche Elon Musk è intervenuto:
“Mettere al bando il partito centrista AfD, il più popolare in Germania, sarebbe un attacco estremo alla democrazia.”
Marco Rizzo, esponente del partito italiano Democrazia Sovrana e Popolare, ha denunciato la logica selettiva delle élite europee:
“La democrazia vale solo se vincono loro. Le opinioni contro l’immigrazione incontrollata o contro l’invio di armi in Ucraina sono oggi considerate attività eversive. I poteri speciali dell’intelligence servono a reprimere il dissenso.”
Anche da Mosca è giunta una dichiarazione eloquente:
“I partiti al governo etichettano come estremisti coloro che hanno più consenso popolare”, ha scritto l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, sottolineando la natura politica della manovra.
Intanto, da Colonia, l’AfD si è rivolta agli Stati Uniti con un appello pubblico al senatore JD Vance:
“Aiutateci, il governo sta usando i servizi segreti contro il più grande partito di opposizione. Questa non è democrazia.”
Il cordone sanitario come strumento di regime
Mi trovo pienamente d’accordo con le parole del senatore Marco Rubio. La Germania – e con essa l’intera Unione Europea – sta percorrendo una strada estremamente pericolosa. Quando uno Stato, anziché confrontarsi con l’opposizione sul piano delle idee, decide di etichettarla come “illegittima” e mobilita i servizi segreti per sorvegliarla, isolarla e colpirla, non siamo più in una democrazia: siamo già entrati nella sua parodia repressiva.
Definire “estrema destra” chi chiede di porre un freno a politiche migratorie fallimentari, chi invoca la pace anziché l’escalation militare, chi propone una visione alternativa al conformismo tecnocratico, è un abuso politico e linguistico. E come la storia insegna, le dittature cominciano così: quando il dissenso non può essere sconfitto con il dibattito, viene criminalizzato.
Oggi tocca all’AfD, ieri al Rassemblement National in Francia, all’AUR in Romania. In questi stessi Paesi, si è già arrivati a escludere candidati scomodi dalle elezioni. Non è più una crisi di democrazia: è la sua mutazione in un regime di sorveglianza e censura preventiva, con l’applauso complice delle istituzioni europee.
L’Europa che si sta delineando non è più la patria delle libertà civili, ma un sistema oligarchico blindato, dove la legittimazione politica non passa più dal voto popolare, ma dal gradimento delle élite e dai dossier dei servizi. La vera minaccia non proviene dai cosiddetti “populismi”, ma da chi, non potendo più convincere, si arroga il diritto di silenziare.
Il caso AfD rende evidente una verità che molti faticano ad ammettere: le classi dirigenti europee, incapaci di rispondere a domande fondamentali su identità, sicurezza, lavoro e futuro, preferiscono imboccare la via della repressione e della delegittimazione. In nome della difesa della democrazia, stanno minando le sue fondamenta. E così facendo, si rivelano per ciò che sono: un potere che non tollera l’alternativa.
La Germania, in questo scenario, diventa un inquietante laboratorio di post-democrazia repressiva, dove il consenso non viene conquistato, ma gestito. Dove l’“ordine democratico” si difende abolendo il pluralismo. E l’Unione Europea non solo tace: approva, incoraggia, coordina.
Resta da vedere se le pressioni degli Stati Uniti produrranno qualche effetto. E l’Italia? Il silenzio dei partiti è assordante. Ma il Paese reale guarda, ricorda e giudica. E prima o poi – si spera – reagisce.
fonti consultate Der Spiegel