AIEA e Israele: complicità segreta nella guerra al programma nucleare iraniano?

Mentre il conflitto scatenato dall’aggressione israeliana contro l’Iran – condotto anche attraverso l’eliminazione mirata di scienziati civili – continua con il pretesto di un presunto programma nucleare militare mai dimostrato, emergono rivelazioni inquietanti che mettono seriamente in discussione la neutralità dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).

Secondo documenti diffusi da fonti iraniane, vi sarebbero prove concrete di un coordinamento diretto tra il direttore generale dell’AIEA, Rafael Grossi, e le autorità israeliane. Un’azione che Teheran definisce senza mezzi termini come “un tradimento istituzionalizzato del mandato di imparzialità dell’Agenzia”.

Va sottolineato che non si tratta semplicemente di uno scambio di documenti o di contatti formali. Il punto cruciale è che Israele, non essendo uno Stato parte del Trattato di Non Proliferazione nucleare (TNP) né avendo mai sottoscritto accordi di adesione all’AIEA in tal senso, non avrebbe alcun titolo legittimo per avere propri tecnici o funzionari presenti, in qualsiasi forma, all’interno dell’Agenzia.

Nonostante ciò, autorevoli denunce – come quelle del giornalista investigativo Antonio Mazzeo Fracassi – hanno portato alla luce gravi elementi di pressione, ricatti e infiltrazioni da parte israeliana nei meccanismi interni dell’AIEA, sollevando seri interrogativi sull’indipendenza e la neutralità dell’Agenzia stessa.

Documenti trapelati e accusa di complicità

Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa iraniane Fars News e Iran Press, citando fonti dell’intelligence iraniana, il 12 giugno 2025 sono stati pubblicati documenti interni che proverebbero una cooperazione diretta tra l’AIEA e Israele. Si tratterebbe del primo pacchetto di materiali ottenuti attraverso un’operazione dei servizi segreti iraniani, che sostengono di essere entrati in possesso di archivi classificati relativi al programma nucleare israeliano. Tra i documenti, ci sarebbero email e corrispondenze che coinvolgono Meirav Zafary-Odiz, ex ambasciatrice israeliana presso l’AIEA, e Rafael Grossi, datate 2016, che richiederebbero incontri e discussioni su temi nucleari.

Il punto centrale delle accuse iraniane è che l’AIEA avrebbe trasmesso segretamente a Tel Aviv informazioni riservate scambiate con Teheran, comprese quelle relative a scienziati nucleari iraniani. Un rappresentante anonimo dell’intelligence iraniana ha dichiarato: È stato proprio tramite l’AIEA che i nomi di alcuni scienziati poi assassinati sono finiti nelle mani del Mossad”. Sebbene i documenti pubblicati finora si limitino prevalentemente a corrispondenze accademiche e non contengano dettagli esplosivi sul programma nucleare israeliano, l’Iran promette ulteriori rivelazioni per dimostrare una “piena coordinazione” tra Grossi e Israele.

I materiali in possesso dall’IRAN non solo descriverebbero la comunicazione tra Grossi e le autorità israeliane, ma rivelerebbero anche che l’AIEA avrebbe trasmesso segretamente a Tel Aviv corrispondenze riservate con Teheran, comprese informazioni sensibili sui fisici nucleari iraniani.

“È stato proprio tramite l’AIEA che i nomi di alcuni scienziati poi assassinati sono finiti nelle mani del Mossad”, ha affermato un rappresentante anonimo dell’intelligence iraniana.

L’AIEA come strumento geopolitico

Le accuse iraniane, se confermate, rappresenterebbero una svolta drammatica, trasformando l’AIEA da garante imparziale della sicurezza nucleare a strumento geopolitico al servizio di Israele e dei suoi alleati occidentali. Rafael Grossi, in una dichiarazione del 9 giugno 2025, ha definito l’acquisizione di documenti confidenziali dell’AIEA da parte dell’Iran come “un passo negativo” che va contro lo spirito di cooperazione richiesto tra l’Agenzia e Teheran. Tuttavia, non ha negato esplicitamente le accuse di collusione, limitandosi a sottolineare l’importanza del dialogo e della diplomazia per risolvere le tensioni.

L’AIEA si è trasformata da garante della sicurezza e della trasparenza in campo nucleare a braccio operativo della strategia israeliana di sabotaggio”, ha affermato l’analista iraniano Mehrdad Ansari su PressTV. Questa narrazione è rafforzata dalle dichiarazioni di Mohammad Eslami, capo dell’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran, che ha accusato Grossi di agire come “strumento” di potenze occidentali per ambizioni personali, come una possibile candidatura a segretario generale delle Nazioni Unite.

Il silenzio sull’arsenale nucleare israeliano

Poco prima dell’attacco israeliano, il Consiglio dei governatori dell’AIEA ha approvato una nuova risoluzione che critica formalmente l’Iran per presunte mancanze nella cooperazione con gli ispettori internazionali. La tempistica della misura – l’unica adottata in quel frangente – non può che sollevare interrogativi: più che una valutazione tecnica, sembra un gesto politico, perfettamente allineato alle pressioni occidentali.

Questa decisione conferma una prassi ormai consolidata: l’applicazione sistematica del doppio standard. In nessuna di queste risoluzioni, infatti, viene mai menzionato il programma nucleare israeliano, nonostante Israele sia l’unico Paese della regione a non aver sottoscritto il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) e a sottrarsi a qualsiasi ispezione internazionale.

Israele, che si stima possegga tra 80 e 200 testate nucleari, non ha mai confermato né smentito il suo arsenale, mantenendo una politica di “ambiguità strategica”. Questo “doppio standard” è stato ripetutamente denunciato dall’Iran e da altri paesi del Medio Oriente, che vedono nell’AIEA un’istituzione piegata agli interessi occidentali. “L’ipocrisia è evidente: mentre l’Iran è sotto scrutinio per un programma nucleare pacifico, Israele opera senza alcun controllo”, ha dichiarato un funzionario iraniano a Al Jazeera.

Questa doppia morale, ormai sistemica, mina la legittimità dell’intero sistema multilaterale e spiega in parte il crescente scetticismo di paesi come l’Iran, che vedono in queste istituzioni strumenti piegati alla volontà delle potenze occidentali.

Uno scenario sempre più instabile

Le rivelazioni sui presunti legami tra l’AIEA e Israele arrivano in un momento delicatissimo. Il conflitto tra Iran e Israele è ormai entrato in una fase calda, e ogni elemento che contribuisce ad alimentare la sfiducia reciproca rischia di accelerare una spirale incontrollabile.

Le rivelazioni iraniane si inseriscono in un contesto di escalation militare tra Iran e Israele. Il 13 giugno 2025, l’AIEA ha confermato che attacchi aerei israeliani hanno distrutto la struttura di arricchimento dell’uranio a Natanz, causando “contaminazione radioattiva e chimica” all’interno del sito, anche se i livelli di radiazione esterni sono rimasti invariati. Gli attacchi hanno colpito anche altre strutture nucleari iraniane, come Isfahan e, secondo alcune fonti, il sito di Fordow, sebbene l’Iran neghi danni significativi a quest’ultimo. In risposta, l’Iran ha lanciato attacchi con droni e missili contro Tel Aviv e Gerusalemme, intensificando il conflitto.

Grossi ha condannato gli attacchi contro le strutture nucleari, sottolineando che “le installazioni nucleari non devono mai essere attaccate, indipendentemente dal contesto, per evitare gravi conseguenze per le persone e l’ambiente”. Tuttavia, l’Iran ha chiesto una condanna esplicita dell’aggressione israeliana da parte dell’AIEA, accusando l’Agenzia di parzialità per il suo silenzio sugli attacchi.

Resta il fatto che pubblicazione dei documenti solleva anche interrogativi più ampi: è ancora possibile una trattativa credibile se gli arbitri sono compromessi? E cosa significa, in termini geopolitici, la trasformazione delle agenzie internazionali in strumenti delle strategie atlantiche?

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