“Agenda per la Pace 2025 – Il ruolo dell’Europa e le sfide del Giubileo della Speranza”: Una contraddizione in termini

È un vero peccato constatare come la Chiesa continui a identificarsi con il linguaggio e le retoriche adottate dalla leadership europea, una leadership che si dimostra sempre più apertamente ostile ai valori e alla missione della Chiesa stessa. Questa realtà è ormai evidente in molteplici aspetti, ma le contraddizioni che ne emergono vengono raramente sottolineate o criticate con chiarezza.

Un esempio emblematico è rappresentato dal video sponsorizzato dal Parlamento Europeo, “Agenda per la Pace 2025 – Il ruolo dell’Europa e le sfide del Giubileo della Speranza”, un’opera che, nonostante il patrocinio istituzionale, rivela una palese incoerenza tra le aspirazioni proclamate e le azioni concrete della politica europea attuale. Il logo stesso che porta la prima schermata del video una bandiera europea e una colomba della pace ha qualcosa di estremamente stridente.

Se da un lato il riferimento al Giubileo della Speranza evoca ideali di riconciliazione e rinnovamento, dall’altro il ruolo dell’Europa – per come viene inteso oggi – sembra essere in netto contrasto con la sua missione storica e fondativa. L’Europa nacque con l’intento di promuovere la pace attraverso l’integrazione e il dialogo tra i popoli, ma le sue politiche attuali spesso alimentano divisioni e conflitti, anziché superarli. Ma non solo.La lista delle incongruenze sarebbe lunga, ma vale la pena citare due esempi emblematici: da un lato, la limitazione della libertà religiosa attuata dall’Ucraina nel proprio territorio; dall’altro, le restrizioni alla libertà di espressione e all’informazione pluralistica che si trovano al centro delle politiche comunitarie dell’Unione Europea. Entrambi i casi sollevano interrogativi profondi sulla coerenza di tali politiche rispetto ai principi di democrazia e diritti fondamentali che l’Europa proclama di voler difendere.

Contraddizioni tra retorica e realtà

  1. Il Fondo Europeo per la Pace: uno strumento per armare i conflitti
    Presentare l’Europa come un attore globale per la pace mentre il Fondo Europeo per la Pace viene utilizzato per fornire armamenti a Kiev è un paradosso che non può essere ignorato. Questa scelta non solo prolunga il conflitto in Ucraina, ma si scontra apertamente con la missione dichiarata del fondo stesso.
  2. La militarizzazione dell’economia europea
    Mentre il video auspica una pace globale, l’Europa sta incentivando una corsa agli armamenti e promuovendo la militarizzazione della propria economia. Questo orientamento, unito all’abbandono di ogni sforzo serio per negoziati e dialogo con la Russia, rischia di portare il continente verso un conflitto prolungato e di più ampia portata.
  3. Il tradimento del dialogo e della comprensione reciproca
    Storicamente, il progetto europeo si basava sull’idea di superare le rivalità attraverso la comprensione reciproca e la costruzione di una comunità di destino condivisa. Tuttavia, l’attuale approccio geopolitico dell’UE appare orientato al confronto e all’escalation, piuttosto che al dialogo.
  4. Una trasformazione culturale antitetica ai valori della Chiesa
    Da anni, la UE promuove una trasformazione culturale che contrasta apertamente i valori predicati e testimoniati dalla Chiesa, come la centralità della famiglia, la sacralità della vita e l’etica della solidarietà.
    Questa spinta ideologica – che si manifesta in politiche sociali e culturali – rende ancora più sconcertante la rappresentazione di una presunta “comunione di intenti” tra le istituzioni europee e la Chiesa. Tale collaborazione appare come una facciata, perché i principi di fondo rimangono radicalmente opposti.

La sfida del Giubileo della Speranza

Il richiamo al Giubileo della Speranza rischia di rimanere un esercizio retorico se non accompagnato da un autentico cambiamento di rotta. La realtà delle politiche europee, che promuovono disuguaglianze economiche, dipendenze strategiche e una visione culturale lontana dai valori cristiani, vanifica ogni pretesa di costruire una pace duratura.

Proposte per un’agenda credibile

Per superare questa evidente dissonanza tra retorica e realtà, è necessario un cambiamento radicale nell’approccio europeo:

  1. Riconoscere le proprie responsabilità
    L’Europa deve fare autocritica e ammettere il ruolo che le sue politiche giocano nel prolungare i conflitti, anziché risolverli.
  2. Promuovere un dialogo autentico
    Ritornare ai fondamenti del dialogo e della comprensione reciproca, praticando negoziati reali con tutte le parti in gioco, inclusa la Russia.
  3. Abbandonare la corsa agli armamenti
    Un’agenda per la pace credibile dovrebbe includere una maggiore enfasi sulla diplomazia e sulla cooperazione internazionale, mentre assistiamo al piano di una militarizzazione dell’industria europea per una futura guerra contro la Russia.
  4. Rilanciare i valori fondativi dell’Europa
    La pace, l’integrazione e la solidarietà tra i popoli devono tornare al centro delle politiche europee, rigettando le logiche di potere e competizione geopolitica tramite lo schieramento di apparati militari.

Conclusione

Il video “Agenda per la Pace 2025” si presenta come un appello alla pace, ma è minato dalle contraddizioni che emergono nel titolo stesso e dalle azioni delle istituzioni europee. Se il Parlamento Europeo desidera davvero promuovere una pace duratura, deve abbandonare le logiche di potere e affrontare con coraggio le proprie incoerenze.

Altrimenti, l’Agenda per la Pace rischia di diventare semplicemente un altro esercizio di autopromozione ideologica, privo di autentica speranza e concretezza.

Il video “Agenda per la Pace 2025” aspira a promuovere ideali nobili, ma è minato da profonde incongruenze. Non solo l’Unione Europea tradisce il suo mandato originario di costruzione della pace, ma promuove una trasformazione culturale che contraddice apertamente i valori della Chiesa.

Questa apparente “comunione di intenti” tra Parlamento Europeo e Chiesa appare vuota e illusoria, priva di un fondamento reale. Se davvero si vuole costruire una pace autentica, occorre abbandonare retoriche autoreferenziali e affrontare con onestà le contraddizioni che emergono tra ideali proclamati e realtà delle politiche praticate. Altrimenti, l’Agenda per la Pace rischia di diventare semplicemente un altro esercizio di autopromozione ideologica, privo di autentica speranza e concretezza.

Per ora, l’Agenda per la Pace sembra più uno strumento di propaganda che un autentico progetto di speranza.