Africa – Sanzioni e guerra in Ucraina potranno avere ripercussioni

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La crisi del grano che si profila con la disorganizzazione del lavoro agricolo in Ucraina e le minacce di un embargo sul grano russo oltre a creare problemi di carenza in Europa, non saranno senza conseguenze sulle crisi migratorie nel Mediterraneo.

In effetti, molti fornitori dei paesi di origine dei migranti africani sono diventati, a causa della globalizzazione, molto dipendenti dal grano ucraino o russo e dalle importazioni di grano in generale. Ecco un piccolo stato delle cose delle conseguenze che potrebbero verificarsi nei prossimi mesi.

Come visto in questo documento sopra, molti paesi africani si troveranno in difficoltà a causa della crisi del grano in Ucraina e Russia. I due belligeranti sono infatti i granai dell’Africa.

Nel caso in cui il raccolto di grano in Ucraina come in Russia diminuisse drasticamente (ma pensiamo soprattutto all’Ucraina, dove rischiano di soffrire le preparazioni agricole a giugno o la conservazione del frumento nei silos), alcuni paesi africani come la Somalia rischiano di perdere buona parte della loro fornitura di cereali, il che sarà drammatico per le popolazioni.

Paesi africani per popolazione e impatto previsto:

Elenco dei paesi africani dipendenti dal grano russo e ucraino, classificati per popolazione:

Egitto : 106 milioni di abitanti, il 60% dipende dal grano russo e il 20% dal grano ucraino

Repubblica Democratica del Congo : 94,5 milioni di abitanti, il 55% dipende dal grano russo, il 15% dal grano ucraino

Tanzania : 63 milioni di abitanti, il 65% dipende dal grano russo, il 3% dal grano ucraino

Sud Africa : 60,3 milioni di abitanti, il 31% dipende dal grano russo, il 4% dal grano ucraino

Kenya : 56,3 milioni di abitanti, il 33% dipende dal grano russo, il 7% dal grano ucraino

Uganda : 48 milioni di abitanti, il 44% dipende dal grano russo, l’8% dal grano ucraino

Sudan : 45,4 milioni di abitanti, il 70% dipende dal grano russo e il 5% dal grano ucraino

Mozambico : 32,7 milioni di abitanti, il 35% dipende dal grano russo, il 4% dal grano ucraino

Madagascar : 29 milioni di abitanti, il 62% dipende dal grano russo

Burkina Faso : 22 milioni di abitanti, il 53% dipende dal grano russo, il 3% dal grano ucraino

Malawi : 20,1 milioni di abitanti, il 35% dipende dal grano russo, il 3% dal grano ucraino

Senegal : 17,6 milioni di abitanti, il 50% dipende dal grano russo, il 20% dal grano ucraino

Somalia : 16,5 milioni di abitanti, il 32% dipende dal grano russo e il 67% dal grano ucraino

Ruanda : 13,5 milioni di abitanti, il 65% dipende dal grano russo

Benin : 12,6 milioni di abitanti, dipendenti al 100% dal grano russo

Burundi : 12,6 milioni di abitanti, il 52% dipende dal grano russo

Tunisia : 12 milioni di abitanti, l’8% dipende dal grano russo e il 45% dal grano ucraino

Togo : 8,7 milioni di abitanti, il 42% dipende dal grano russo

Libia : 6,8 milioni di abitanti, il 18% dipende dal grano russo e il 35% dal grano ucraino

Congo-Brazza : 5,7 milioni di abitanti, il 60% dipende dal grano russo, l’1% dal grano ucraino

Mauritania : 4,8 milioni di abitanti, il 16% dipende dal grano russo, il 27% dal grano ucraino

Eritrea : 3,7 milioni di abitanti, il 20% dipende dal grano russo, il 15% dal grano ucraino

Namibia : 2,6 milioni di abitanti, il 45% dipende dal grano russo

Gambia : 2,5 milioni di abitanti, il 30% dipende dal grano russo e il 25% dal grano ucraino

Capo Verde : 0,5 milioni di abitanti, il 38% dipende dal grano russo

È necessario precisare il significato della lettura di queste cifre: che il Burundi dipenda, ad esempio, per il 52% dal grano russo non significa che metà del cibo dei burundesi sia importato dalla Russia. Ciò significa solo che metà del volume delle importazioni di grano del Burundi proviene dalla Russia.

In altre parole, queste cifre non pregiudicano in alcun modo la totale dipendenza alimentare del Paese. Danno solo un’indicazione della sensibilità del mercato locale alla crisi ucraina (che, si ricorderà, produrrà un rialzo meccanico dei prezzi a livello mondiale, poiché i paesi che non potranno più importare dall’Ucraina andranno a “recuperare” in altri mercati.

Una prevedibile crisi migratoria nel Mediterraneo

Il grafico delle Nazioni Unite annuncia una grave crisi migratoria nel Mediterraneo, a causa della dipendenza di tre grandi attori dal grano ucraino, che dovrebbe diventare scarso quest’anno:

L’Egitto è autosufficiente solo per il 50% nel grano. In altre parole, il 10% del suo fabbisogno alimentare è oggi coperto dal grano ucraino e il 30% dal grano russo. Misuriamo il rischio alimentare e sociale incorso da questo Paese di oltre 100 milioni di abitanti con la crisi ucraina…

La Tunisia è autosufficiente per quasi il 96% nei cereali, ma il restante 4% dipende fortemente da Russia e Ucraina. L’impatto della crisi alimentare dovrebbe quindi essere più limitato.
La Libia non è considerata dalla FAO fortemente dipendente dalle importazioni alimentari , ma potrebbe comunque subire un forte shock durante questa crisi, con un aumento dei prezzi agricoli.
Il Senegal, che offre molti candidati alla migrazione, è invece identificato come uno dei paesi africani più dipendenti dalle importazioni di prodotti di base.
Questa interruzione è in gran parte spiegata dalla globalizzazione e dalla scelta africana di abbandonare i prodotti agricoli tradizionali per importare riso asiatico o grano eurasiatico.

La conseguenza di questa scelta potrebbe essere una nuova grande crisi alimentare, e una nuova crisi migratoria nel Mediterraneo nei prossimi mesi.

VP News

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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