Afghanistan – Talebani o no, la violenza domestica era presente nel 90% delle famiglie afgane

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Gli USA hanno deciso di andare via dall’Afghanistan e i diritti umani e, specialmente quelle delle donne, verranno nuovamente violati. Questo ha accesso un dibattito, proteste e scatenato la giusta riprovazione da parte di molti ma, in realtà, le donne afghane hanno sempre affrontato la violenza maschile. Anche in assenza di talebani al potere.

Infatti, secondo una ricerca di USAID, anche prima del ritorno dei talebani, la violenza domestica era presente nel 90% delle famiglie afgane. Ma non solo: la violenza è stata sostenuta anche da esponenti dell’entourage governativa (locale e centrale), nel periodo di occupazione.

Inoltre, anche l’occupazione e la povertà ha contribuito al perpetrarsi delle violenze. Come ricorda la pubblicazione The Conversation “Il conflitto e la povertà hanno contribuito ai matrimoni minorenni e hanno alimentato un traffico di droga che perpetua ulteriormente la violenza domestica”.

La stessa pubblicazione The Conversation, sottolinea: Quattro decenni di conflitto armato hanno amplificato molte delle disuguaglianze con cui le donne vivono quotidianamente in Afghanistan. Durante l’occupazione statunitense, Amnesty International e Human Rights Watch hanno documentato il ruolo degli attori internazionali nel sostenere i mujaheddin, i signori della guerra fondamentalisti che erano stati essi stessi criminali di guerra e autori di violenze sessuali. Sotto il governo afghano, questi stessi signori della guerra sono diventati ministri, governatori e membri del parlamento (…)”.

Proseguendo, la pubblicazione ‘The Conversation’ , considera: “… se vogliamo aiutare, dobbiamo prima capire che la vita delle donne afghane era impegnativa molto prima del loro ritorno”.

‘The Conversation’ così prosegue:

La minaccia della violenza è da tempo una dura realtà per molte donne afghane: un sondaggio del programma Demografico e sanitario dell’USAID condotto nel 2015 ha mostrato che il 90% delle donne in alcune aree del Paese ha subito violenza dal marito. Le donne che riescono a lasciare i loro partner e le loro famiglie violente spesso subiscono ulteriori abusi da parte di coloro che possiamo considerare affidabili, inclusi la polizia, i medici e i funzionari governativi.

Sebbene esistessero case sicure per le donne prima dell’acquisizione dei talebani, soprattutto a Kabul, questi rifugi erano già percepiti come vergognosi e immorali da molti nella società afghana. Per un sopravvissuto alla violenza che vive in una casa sicura, partire per qualsiasi motivo è pericoloso e richiede una guardia del corpo, anche per andare dal medico.

In qualità di ricercatrice globale sulla salute, ho trascorso gli ultimi cinque anni a documentare le esperienze di violenza domestica delle donne in Afghanistan. Abbiamo parlato con più di 200 donne e uomini della violenza contro le donne e della salute mentale in tutto il paese.

Questo è stato uno dei posti più difficili in cui abbia mai lavorato, politicamente ed eticamente. Nella maggior parte degli altri paesi, le donne sopravvissute alla violenza sono protette dalle istituzioni governative, ma secondo la mia esperienza, in Afghanistan non è mai stato così. Abbiamo dovuto interrompere la nostra ricerca numerose volte perché la situazione è diventata troppo pericolosa per le sopravvissute alla violenza e avevamo paura di mettere ulteriormente a rischio le donne che stavamo cercando di aiutare.

Leggere e analizzare le storie di violenza delle donne in Afghanistan è una delle cose più difficili che abbia mai fatto. Queste non sono come le storie di violenza in qualsiasi altra parte del mondo. Sono brutali e le donne coinvolte sono quasi sempre incolpate. La maggior parte delle donne non ha altra scelta che restare con il marito e viene picchiata o maltrattata se chiede aiuto. Anche altre donne, comprese le suocere, sono spesso coinvolte nel perpetuare la violenza. (…)

The Conversation

Quindi la violenza contro le donne è attualmente esercitata dagli stessi mariti all’interno dei nuclei famigliari, talebani o no. In questo contesto di mentalità radicata, povertà,  ignoranza e settarismo, spesso poco vale vale ricorrere alle autorità anch’esse impregnate dello stesso humus. Questo ovviamente suscita una serie di interrogativi, che bene non si addicono alla narrativa diffusa, ove la percezione è proiettata in una situazione che non coincide affatto con il nostro immaginario.

patrizioricci by @vietatoparlare

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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