Il 1° maggio 2025, Stati Uniti e Ucraina hanno firmato un accordo sull’investimento nelle risorse naturali, destinato a segnare una svolta nei rapporti tra i due Paesi. L’intesa nasce in un contesto di forte vulnerabilità per Kiev, sempre più dipendente dal sostegno occidentale, e rappresenta il primo atto geopolitico rilevante della nuova amministrazione Trump, tornata alla Casa Bianca con l’obiettivo dichiarato di “recuperare gli investimenti” americani nel conflitto ucraino.
Secondo Trump, gli Stati Uniti avrebbero speso fino a 350 miliardi di dollari per l’Ucraina — una cifra contestata da Zelensky — e meritano ora un ritorno tangibile sotto forma di accesso strategico alle risorse ucraine, in particolare terre rare, litio, uranio e gas.
The minerals deal has been signed and the US now controls a large share of Ukraine’s natural resources. – The US presents this as a de-facto security guarantee as the US has an interest in peace to protect the resources it now controls.
– Bit will US policy change? I doubt it… pic.twitter.com/OV7wOuLZe4— Glenn Diesen (@Glenn_Diesen) May 1, 2025
La Logica dell’Accordo: protezione degli Investimenti, non della Sicurezza
L’intesa istituisce un fondo binazionale per finanziare nuovi progetti minerari, formalmente sotto gestione congiunta ma di fatto dominato dalla parte americana grazie alla superiorità finanziaria e tecnologica. Nonostante ciò, gli Stati Uniti non assumono obblighi di investimento, né garantiscono un minimo di aiuti. Inoltre, non vi sono impegni espliciti di sicurezza militare per Kiev, nonostante le insistenti richieste ucraine.
Il fondo si applica solo a nuove estrazioni e lascia formalmente intatta la proprietà statale delle risorse. Ma il vero nodo politico è un altro: l’accordo avrà prevalenza sulla legge ucraina, impedendo a Kiev di modificare normative che ostacolino l’operatività del fondo, e prevede anche clausole riservate, nemmeno accessibili a tutti i parlamentari.
Due narrazioni, due obiettivi
Per Trump, si tratta di una vittoria che protegge il contribuente americano e riduce la dipendenza dalla Cina per i minerali critici. Per il governo ucraino, invece, è un tentativo di agganciare Washington in un momento di incertezza, senza cedere formalmente la sovranità sulle risorse né trasformare gli aiuti passati in debito. Ma l’assenza di garanzie e la portata politica dell’accordo lasciano Kiev in una posizione di subordinazione strategica.
Una svolta geopolitica?
Il patto rappresenta anche un segnale diretto a Mosca e all’Europa: gli Stati Uniti intendono restare attori centrali in Ucraina, ma con regole nuove e condizioni più dure. Il Cremlino ha reagito con prudenza, mentre in Europa cresce la preoccupazione per un possibile scavalcamento delle proprie intese con Kiev, soprattutto perchè il patto con Kiev ha un diritto di prelazione per cui l’Ucraina non potrà fare un accordo con altri per un anno, prima di poter rivolgersi a terzi..
Nel frattempo, Trump ha autorizzato vendite dirette di armi per 50 milioni di dollari, dando un segnale ambiguo: il sostegno militare c’è, ma passa per la logica della transazione commerciale, non della solidarietà strategica.