20 anni fa la Cina è entrata nel Wto ma l’occidente si aspettava rimanesse un’appendice

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La Cina l’11 dicembre segna i 20 anni dall’adesione del Paese all’Organizzazione mondiale del commercio. Oggi c’è chi, in occidente, rimpiange quel momento perché avrebbe violato tutte le regole del commercio internazionale, facendo perdere milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti e in Europa.

Ma allora perché mai l’Occidente ha accettato la Cina nell’OMC? Ovviamente perché voleva sfruttare la situazione importando materiale a basso costo. Del resto è noto che il The World Trade Organization (WTO) è stato realizzato soprattutto come uno strumento a favore dell’occidente. Il WTO è anche conosciuto tra gli addetti ai lavori come ‘miliardo d’oro’ stando a significare utilità che ne ricevono i principali stati membri.

Da parte sua, la Cina ha adempiuto ai suoi obblighi rispetto all’OMC. I negoziati per l’adesione della Cina all’OMC sono durati circa 15 anni E Per soddisfare tutti i requisiti dell’organizzazione, la Cina ha dovuto abolire o modificare più di 2.000 leggi e atti amministrativi centrali e 90.000 locali. L’adesione al WTO ha comportato per la Cina attuare moltissime riforme.

Ovviamente, come tutte le cose, i processi vanno guidati. Ma oggi vediamo una grande ostilità verso la Cina perché ha assunto una posizione leader nel commercio mondiale. È diventata tanto potente fino a distruggere intere economie. Non si può dire però che non abbia rispettato le regole.

Sebbene l’obiezione potrebbe essere quella dei brevetti e furti di tecnologie, in realtà, se escludiamo lo spionaggio industriale praticato anche in occidente, la  RPC  ha acquisito Know How in modo legale. Innanzitutto, ha mandato i suoi studenti a studiare all’estero nelle università più prestigiose. Inoltre, ha acquisito importante aziende, soprattutto per acquisirne il ‘know how’. Qualcuno potrà dire che questo non è una procedura corretta, ma è legale.

La Cina chiaramente non vuole svolgere il ruolo di appendice di materia prima della “civiltà” occidentale.

Come dicevo all’inizio, tutto è andato bene fin quando i prodotti cinesi sollevavano battute ilari perché imperfetti rispetto agli standard di qualità occidentali. Intanto,  le aziende occidentali ridislocavano sedi in Cina per profittare dei minor costo della mano d’opera e delle facilitazioni.

Questo i paesi occidentali lo sapevano, sapevano anche che il costo del lavoro si sarebbe abbassato e che con questo sarebbero stati persi milioni di posti di lavoro, eppure non hanno protetto i propri lavoratori. Anzi, per star al passo della competizione cinese, hanno rimosso completamente il welfare e le tutele dei lavoratori. Così mentre le tutele dei lavoratori e la povertà è diminuita in Cina , in Europa e negli USA si creato un fenomeno inverso, ove i lavoratori hanno trovato meno tutele e quindi il benessere è diminuito in modo generalizzato.

Tuttavia, le critiche verso la Cina continuano incessanti e gli Stati Uniti sono arrivati, specialmente sotto Trump, ad applicare dazi alle merci cinesi. Il motivo è stato perché gli USA importano più prodotti cinesi di quelli che esportano in Cina. Ma, sarebbe da chiedersi, non è propriamente questo l’ultra- liberismo che ha come capofila gli USA?

A dimostrazione che l’occidente ha la sua bella fetta di responsabilità basta osservare quando è successo in Europa. La maggior parte delle imprese hanno dislocato le proprie fabbriche nell’est Europa, impoverendo l’economia nazionale.

Ciò che ha permesso invece alla Cina di progredire è la nazionalizzazione di molte aziende e la capacità di gestire i progressi economici a livello centrale. Questo ha permesso ad una realtà complessa come quella della Cina, che non implodesse e che non si verificasse tutto ciò che abbiamo visto in Russia nel periodo successivo alla caduta del muro di Berlino. Ovviamente, l’occidente ha permesso alla Cina di entrare nel WTO, aspettandosi che la Cina diventasse terra di nessuno o meglio il Far West, rimanendo però subordinata. Ma così non è stato.

Solo un ingenuo può pensare che se gli USA o le grandi potenze mondiali avessero immaginato altro, avrebbero permesso l’entrata della Cina nel WTO.

Un esempio da manuale sono le terre rare. La Cina dispone nel suo territorio di 1/3 dei giacimenti di terre rare mondiali e produce oltre il 90% di questo tipo di materia prima strategica consumata nel mondo.

Escalation di una normale “disputa commerciale” in una guerra commerciale.

A partire dal 2006, la Cina ha iniziato a fissare quote per l’esportazione di metalli delle terre rare, e dopo un po’ questo ha portato a un aumento dei prezzi mondiali dei metalli in questo gruppo. Ciò ha causato malcontento negli Stati Uniti, nell’Europa occidentale e in Giappone. Contro la “Terra del Sol Levante”, la Cina ha iniziato a utilizzare le restrizioni all’esportazione di metalli delle terre rare come strumento di pressione economica estera e di politica estera su questioni molto lontane dal commercio dei metalli.

A questo punto, l’Occidente si è preoccupato, le proteste hanno cominciato a risuonare contro le restrizioni cinesi sull’esportazione di metalli delle terre rare, mentre si è fatto riferimento al fatto che ciò minacciasse le industrie strategiche e persino la sicurezza militare dell’Occidente.

Addirittura, gli Stati Uniti, l’UE e il Giappone hanno presentato una denuncia congiunta all’OMC contro la Cina, accusandola di imporre restrizioni all’esportazione di metalli delle terre rare (in particolare, dazi all’esportazione). È interessante notare che la denuncia sottolineava che la Cina crea vantaggi per i consumatori nazionali di queste materie prime rispetto a quelli stranieri, e questa suonava come una terribile accusa per gli standard dell’OMC.

I media occidentali hanno fornito un panorama più dettagliato delle affermazioni: la Cina sta cercando di creare sul proprio territorio una filiera produttiva dall’estrazione delle materie prime e la loro lavorazione primaria alla produzione del prodotto finale ad alta tecnologia e la sua esportazione sul mercato mondiale.

Improvvisamente l’occidente ha scoperto che la Cina mira a competere con le industrie high-tech dell’Occidente. Nello stesso tempo, la Cina sta chiaramente vincendo questa competizione: dopotutto, le materie prime sono più economiche per un produttore cinese che per uno occidentale.

Quindi è successo esattamente come vi dicevo. Ora applicate questo ad una quantità di prodotti finiti e sentirete tutto lo stridore assordante. Ci troviamo così ad una guerra fredda tra gli USA che vedono intaccata la propria supremazia commerciale mondiale, per anni e anni indiscussa. La stessa dicasi per tutti gli stati occidentali, uniti in un sistema integrato con gli USA, ove prevale a volte il ricatto, a volte l’interesse.

Photo by Wolfram K from Pexels

Si potrà obiettare che però se alla Cina prima è convenuto, ora non può modificare le regole e creare limitazioni. Ebbene la Cina ha già risposto a questo, molto semplicemente ha fatto sapere che l’estrazione delle terre rare porta a disastri ecologici e per continuare così deve avere un ritorno economico che la sola esportazione di materiale grezzo non porta, così per la propria popolazione, ovvero per l’interesse nazionale deve esportare fin a una certa quota, ma riservare parte della produzione incanalando i materiali rari nelle filiere produttive nazionali high teach.

Giustificazione banale? Forse, ma una giustificazione plausibile. La Cina non è comunque la sola a trasgredire le regole dell’ WTO. Anche la politica commerciale degli Stati Uniti, che i media cinesi chiamano “iperprotezionismo”, è stata oggetto di particolari critiche. In particolare, la riduzione formale dei dazi all’importazione negli Stati Uniti è più che compensata da strumenti come le barriere non tariffarie e soprattutto le inchieste antidumping contro la Cina. Nello stesso tempo, Washington ha tirato fuori dalla competizione molte industrie con il pretesto che sono di importanza strategica e necessarie per la reindustrializzazione dell’America. Ad esempio, la produzione di apparecchiature per l’energia “pulita”. Questa produzione e la stessa energia “pulita” godono di una speciale protezione governativa (incentivi fiscali, crediti all’esportazione e garanzie), contraria alle “regole dell’OMC”.

Dopo l’adesione della Cina al WTO nel 2001, diverse decine di casi e inchieste antidumping (la vendita all’estero di una merce a prezzi inferiori a quelli praticati sul mercato interno) sono stati costantemente (e vengono) condotti contro di essa. La Cina ne sta perdendo la maggior parte.

Questo non dovrebbe sorprendere, dato che il è WTO è uno strumento per promuovere gli interessi dei paesi occidentali. Ciò si manifesta nel fatto che le “regole del WTO” in materia di commercio, investimenti, ecologia vengono costantemente riviste, ma la revisione è sempre a favore dell’Occidente. Ad esempio, i paesi occidentali hanno a lungo utilizzato il clima come argomento per proteggere i propri mercati dai beni di altri paesi.

Da qui nasce una guerra fatta con altri mezzi, almeno per ora. Il boicottaggio diplomatico delle olimpiadi da parte degli USA e alleanza della nuova Nato del pacifico anticinese AUKUS, è in questo senso, con buona pace delle belle parole della libertà di commercio etc. Se vediamo con obiettività quello che è successo, però non sfugge che la politica predatoria e sleale è stata praticata da tutte le parti, con esiti questa volta a favore della Cina.

Le motivazioni che hanno consentito di arrivare a questo punto, non sono qualcosa di esaltante per nessuno, sebbene l’occidente abbia faccia incontri per la democrazia e dintorni. Ormai la democrazia risfoderata in certe occasioni dall’occidente, è solo una bandiera di guerra. Altrimenti non si spiegherebbe come ci troviamo nella situazione attuale, con provvedimenti che non hanno precedenti (come durata e come invasività nella vita di ognuno).

Vp News

 

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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