Ulteriore intesa turca -iraniana

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Il 16 agosto ad Ankara, il capo di Stato maggiore della Difesa iraniano, generale Mohamed Baqeri, ha incontrato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan ed il suo omologo turco generale Hulusi Akar (Baqeri è anche vice comandante dell’IRGC, il vice ministro degli Esteri, il comandante delle forze di sicurezza di confine).
Naturalmente è singolare che un incontro a questo livello avvenga in un paese della Nato ma ciò dimostra solo l’indebolimento dell’influenza americana in atto, che ha consentito ad altri paesi di poter  perseguire apertamente le proprie politiche senza guardare eccessivamente Washington, e dividersi le sfere di influenza senza ‘chiedere’ agli americani.

Non esiste una migliore illustrazione che dimostri la crisi interna ed esterna che attraversa gli Stati Uniti logorati al proprio interno in lotte tra i vari apparati statali in eterno conflitto di potere tra le lobby e gli elettori.

Inoltre la doppiezza e l’inaffidabilità che da tempo contraddistingue la politica estera di Washington da tempo sembra essere indigesta e inaffidabile a molti attori mediorientali, e per questo Washington ha lasciato spazi che  Russia, l’Iran e la Cina stanno riempendo.

In questo contesto,  ella prospettiva di trovare punti di reciproco interesse su cui poter dialogare, è avvenuto l’incontro di Ankara.

Il gen. Baqeri ha dichiarato che gli incontri avvenuti ad Ankara sono stati molto soddisfacenti.

Vediamone i principali punti principali di intesa:

1.  la Turchia e l’Iran si sono trovati d’accordo nel non riconoscere il referendum curdo nella Regione autonoma del Kurdistan iracheno, previsto il prossimo 25 settembre in Iraq. L’Iran si oppone categoricamente ad un Kurdistan indipendente e secondo il capo di stato maggiore dell’Iran, “la questione con la Turchia ha trovato un linguaggio comune”.

2.  Le parti hanno concordato altre  visite reciproche, lo scambio di studenti delle accademie militari per la partecipazione a seminari, la presenza di osservatori militari in esercitazioni militari nei rispettivi paesi, nonché lo svolgimento di esercitazioni congiunte.

3. Nel corso dell’incontro, i due alti ufficiali hanno deciso di incrementare l’attuale cooperazione nelle zone di confine nel quadro della lotta al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). La visita di Baqeri ad Ankara giunge ad una settimana dall’annuncio della Turchia di costruire un muro al confine con l’Iran per rafforzare le misure di sicurezza e fermare il traffico illegale.

4.  E’ stato convenuto inoltre che il capo di stato maggiore turco  Generale Hulusi Akar visiterà presto Teheran. Entrambe le parti sono strategicamente impegnate nel processo di negoziazione di Astana.

5.  La Turchia si è detta lieta che l’Iran e la Russia comprendano la preoccupazione della questione curda, a differenza degli Stati Uniti, che non hanno voluto cessare di sostenere le Unità di Protezione Popolare ( YPG),  questo è per la Turchia il problema n ° 1.

6.  Iran e la Turchia continueranno le consultazioni tra l’esercito e il servizi di sicurezza in vista di un’azione comune contro “al-Nusra”. a causa di problemi da questi causati ai “proxy” turchi a Idlib, dove “Al-Nusra” ha fatto pendere troppo la bilancia a proprio favore.

7.  Si è discusso le questioni controverse nei vari settori di zone di de-escalation, di cui sono garanti anche i russi. Sugli aspetti  non c’è stato accordo e sono rimaste aperte alcune controversie, specialmente riguardo alle forze iraniane e le relative forze ‘proxy’.

Turkish Chief of Staff General Hulusi Akar and his Iranian counterpart Major General Mohammad Baqeri are seen during a welcoming ceremony in Ankara, Turkey, August 15, 2017. REUTERS/Stringer

In generale, sullo sfondo di cambiamenti strategici nel corso della guerra siriana, si può osservare come gli interessi iraniani e turchi coincidono in alcune situazioni. Naturalmente questo dialogo è voluto principalmente dall’Iran che ha messo in atto una vasta iniziativa diplomatica – che coinvolge anche l’Europa – per cercare di avere quanti più alleati possibili per controbilanciare l’ostilità statunitense.

Questo momento di ‘grazia ‘  con la  Turchia è stato possibile solo da quando Ankara ha rinunciato all’idea di rovesciare Assad ed ha ceduto l’iniziativa ai russi ad Aleppo e successivamente ha bloccato la sua avanzata verso Raqqa.

La questione curda  spingerà Ankara e Teheran ad una più stretta cooperazione. Questa collaborazione si è resa chiara dopo la conclusione degli accordi di Astana . Infatti ad Astana , tutte le parti hanno ricevuto benefici da questi accordi hanno concordato di proseguire ulteriormente questa cooperazione vantaggiosa, dove oltre agli obiettivi generali con la Russia, ognuno dei due garanti ha i propri interessi interni. 

E quali sono questi interessi? Come abbiamo detto, al primo posto per la Turchia c’è l’influenza curda e ripristinare una posizione preminente nella regione; all’Iran invece interessa rafforzare l’asse sciita diretto Teheran-Beirut anche da valere nei confronti di Israele e in vista della continuazione della guerra ibrida continuativa contro l’Arabia Saudita.

Tenuto conto  che il numero di obiettivi dell’Iran e della Turchia coincidono con gli obiettivi della Russia,  tutti sono d’accordo per fare il possibile per porre fine alla guerra siriana a favore di Assad (il che equivale , tra le opzioni disponibili – e visti quali sono gli altri attori in campo – rispettare la sovranità del popolo siriano). Nello stesso tempo, ‘porre fine alla guerra siriana a favore di Assad’ non vuol dire più per la Turchia rinunciare alla propria influenza  perché – profittando del fallimento dei sauditi e americani, che hanno indebolito notevolmente il controllo delle regioni –  Erdogan vede aperto uno spazio di possibilità per proporre la Turchia  grande attore regionale senza far ricorso alle armi.

In questo contesto, il corrente attacco di informazioni  relative alle accuse della fornitura di gas tossici da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna e le richieste che la Siria fermare le azioni belliche della coalizione nel suo territorio, sono in linea con il tentativo di anticipare le stesse mosse degli americani che fino ad oggi hanno usato l’arma delle accuse e della propaganda per intervenire sempre più pesantemente.  Queste accuse hanno naturalmente anche la funzione di rendere palese l’illegittimità della presenza USA in Siria.

Di fatto la posizione americana oggi appare più vulnerabile: la propria presenza in Siria è chiaramente illegale e più vicina sarà la sconfitta del califfato, più chiaramente vedremo  la presenza degli Stati Uniti , motivata solo per lo smembramento di un paese sovrano. Questa percezione faciliterà ulteriormente la campagna di informazione contro gli Stati Uniti , così si percepirà sempre più chiaramente che il loro rimanere è  la più pura aggressività.  Invece la Russia, l’Iran e la Turchia sono in una posizione vincente perché possono operare in Siria in coordinamento con Damasco, e per quando riguarda la Russia e l’Iran sono presenti su invito del governo siriano.

Naturalmente, se gli Stati Uniti andassero via dalla Siria, la questione curda si risolverebbe alle loro condizioni. Ma gli Stati Uniti d’America a loro volta hanno fatto  capire che rimarranno in Siria negli anni a venire e – come hanno detto – faranno “un sacco di cooperazione fruttuosa” con i curdi (il che è come dire apertamente che hanno perso la guerra siriana).  Naturalmente un altro tipo di dichiarazione avrebbe provocato seri problemi nella leadership della SDF su cui gli Stati Uniti contano per la sconfitta del Califfato e di “Al-Nusra”.

Queste contraddizioni saranno sempre di più evidenti e la posizione della Turchia sarà di grande importanza nella formazione della configurazione del nord della Siria dopo la sconfitta del Califfato

Pertanto, in futuro i colloqui tra la Russia, l’Iran e la Turchia, si intensificheranno e le parti coordineranno le loro posizioni alla luce del potenziale conflitto con gli Stati Uniti per il controllo della Siria settentrionale.

Erdogan ancora non ha abbandonato l’invasione di Afrin e lui, ovviamente, continua a tenere apertsa tale opzione : se i rapporti con i curdi e gli Stati Uniti dovessero peggiorare, ciò che farà Erdogan sarà prendere Afrin con il pretesto della “lotta al terrorismo”.

A differenza della Turchia però l’approccio di Russia e Iran alla Turchia è motivato da solo due ragioni: la lotta per l’integrità territoriale della Siria e il desiderio di cacciare gli Stati Uniti . La Turchia ha a riguardo una posizione piuttosto ambigua, in quanto pur essendo partner della coalizione russo-iraniana, continua a sondare gli americani per la revisione da parte di Washington della loro strategia in Siria.

I tentativi di cacciare  gli americani fuori della Siria e frenare le aspirazioni separatiste dei curdi può essere però un terreno fertile per una nuova guerra nel Nord Iraq e la Siria del Nord, dove piani degli Stati Uniti per lo smembramento della Siria e l’Iraq (con l’aiuto di un certo numero di paesi della NATO, Giordania, Arabia saudita e Israele) si scontreranno con la nuova coalizione formata ad hoc dtraSiria, Iraq, Russia, Iran e Turchia ( e forse anche Qatar)

Da parte sua, la Russia preferisce non forzare le cose e spera di mantenere nello stesso tempo alcuni gruppi curdi sotto l’influenza americana e  garantire l’accordo di compromesso tra i curdi e Assad. Ma  la Turchia è apertamente contro tale piano e i curdi non vogliono negoziare. La dura presa di posizione della Turchia e dell’Iran  sul referendum in Iraq, dimostra due visioni differenti che le quali Russia con cui la Russia si troverà a confrontarsi.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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