Siria: situazione complessiva in Siria sui fronti

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[su_heading style=”modern-1-blue” size=”21″ margin=”50″]Zona Deraa- accordo USA-Russia[/su_heading]

Nelle zone di de-escalation, l’ accordo USA-Russia nel suo complesso funziona. La cessazione delle ostilità a Deraa ha permesso a Damasco di trasferire alcuni reparti nei fronti più importanti.  L’accordo USA-Russia d’altra parte ha esacerbato i conflitti interni tra militanti nella provincia di Deraa. La Russia beneficia appieno di questo stato di cose, aiutando l’esercito siriano ad effettuare un’offensiva di successo nel centro della Siria, che ha liberato in modo significativo porzioni di territorio.  Invece i benefici per gli USA sono meno significativi, infatti  SDF si è francamente impantanata nella lotta per la liberazione dei quartieri della città di Raqqa, che si è rivelata molto più dura e sanguinosa di quanto previsto,, così come assalto a Mosul, seppure i curdi stanno cercando di agire con maggiore cautela rispetto all’esercito iracheno.

Vale la pena notare che la Russia ha cercato di trascinare i curdi nei colloqui ad Astana, ma ha incontrato resistenza da parte della Turchia. Erdogan non è ovviamente pronto a negoziare con i curdi, per evitare progressi nel loro futuro politico. Forse, dopo la presa di Raqqa prevista avverrà in autunno-inverno; dopodiché le parti potrebbero giungere ad un accordo. Naturalmente il  compromesso richiederebbe concessioni reciproche.

[su_heading style=”modern-1-blue” size=”21″ margin=”50″]Gli Stati Uniti accumulano forze ad Al Shaddad (Hasaka)[/su_heading]

Gli Stati Uniti, impegnati in Raqqa, accumulano proprie forze proxy a Al-Shaddad (è una città nel sud est della Siria nel governatorato di Hasakah ), e sono pronti a prendere parte della provincia di Deir ez-Zor, nel nord dell’Eufrate.

Molto probabilmente vedremo nella seconda metà di agosto o nel mese di settembre lo sviluppo di operazioni americane in questa direzione. Utilizzando il fatto che Al-TANF ha perso la sua importanza per gli Stati Uniti, e alcuni militanti in realtà sono venuti ad  al -Shaddad per invito stesso degli Stati Uniti, l’ SAA ora potrebbe ripulire parte del confine siro-giordano, costringendo i militanti rimasti a smobilitare lungo il confine o  fuggire in Giordania.

[su_heading style=”modern-1-blue” size=”21″ margin=”50″]Idlib[/su_heading]

L”insorgenza di “Al-Nusra” a nord di Hama non ha avuto conseguenze significative, e la situazione strategica è rimasta immutata. Il conflitto all’interno di Idlib continua. Il caso di più segnalato sui media intanto sono le lacrime di un casco bianco ucciso da  sconosciuti “combattenti per la libertà.” Tutto questo naturalmente quando nell’ultima settimana sono caduti decine e decine di (veri) combattenti per la libertà del proprio paese.

“Al-Nusra”  ora non solo domina nettamente a Idlib, ma la consapevolezza di non poter essere attiva nel periodo post-bellico sembra  inevitabilmente a spingerla in attacchi contro le fazioni rivali e a  mettere in atto nuovi attacchi contro la SAA a ovest di Aleppo e a nord di Hama.Conclusione: prima o poi, “Al-Nusra” sarà eliminata, ma per ora la questione evidentemente deve essere messa da parte perché la priorità è l’ISIS.

[su_heading style=”modern-1-blue” size=”21″ margin=”50″]Jobar – Gouta orientale[/su_heading]

A Gouta Orientale è stata mantenuta la tregua stipulata con una parte dell’enclave mentre SAA sta cercando di ‘ripulire’ l’area di Jobar: la zona è un comune del capitale siriano Damasco. Jobar, un tempo villaggio storico alla periferia di Damasco , ora è un sobborgo della capitale. Si trova a 2 km a nord-est dalle antiche mura della città. A Jobar SAA sta trovando una resistenza dura. Tale operazione è difficile perché la zona è piena di cunicoli e e rovine per cui le truppe (anche ridistribuite fuori Deraa come parte della 4 ° divisione corazzata) hanno difficoltà a muoversi. L’offensiva è supportata da un fuoco di artiglieria concentrato e dall’aria, ma i successi finora sono solo di carattere tattico.Conclusione: il desiderio di riprendere Jobar è chiaro e comprensibile, ma è opportuno ricordare, che tali tentativi sono stati già fatti in autunno del 2015 con risultati discutibili. Quindi questo non è il primo tentativo da parte dell’SAA.

Se funziona, sarà certamente un grande successo (questa volta sono variate in positivo alcune condizioni tattiche e conduzione delle operazioni), ma dall’altra parte le truppe, impegnate a  Jobar, potrebbero essere utilizzate in modo più efficace per le  attività in Siria centrale, dove vale la pena di dire che c’è  una mancanza cronica di truppe e di attrezzature che non poco  inibiscono lo sviluppo delle operazioni dell’ SAA contro il califfato. E difatti mano a mano che il fronte si estende si condiziona notevolmente la forza superiore fin qui utilizzata per l’avanzata.

[su_heading style=”modern-1-blue” size=”21″ margin=”50″]Confine giordano[/su_heading]

Da segnalare intanto il confine tra Siria e Libano l’accordo (dopo aspri combattimenti in cui sono stati vincitori Hetzbollah)  intercorso tra  “Hezballah” e militanti di “Al-Nusra” nella zona di Arsal  che ha portato al trasferimento dei miliziani di quest’ultima organizzazione in Idlib. Dopo le operazioni di completamento nella zona, saranno liberare forze aggiuntive “Hezballah” per le operazioni in altre zone.

[su_heading style=”modern-1-blue” size=”21″ margin=”50″]Siria centrale[/su_heading]

Le operazioni continuano con successo. La presa e la stabilizzazione di Sunnah è finalmente completata anche se ci sono ancora problemi con sacche di resistenza del Califfato nelle zone circostanti . A quanto pare ci vorranno ancora un paio di giorni per ampliare la portata del controllo intorno a Sunnah e preparare un ulteriore  l’avanzamento verso  nord o est. Negli ultimi scontri SAA ha subito alcune perdite  a a Sunnah e in altre aree ad Est di Homs, dove le truppe del Califfato hanno effettuato un certo numero di incursioni con successo, (anche se queste non hanno cambiato la situazione strategica complessiva).  comunque SAA sta a poco a poco facendo fronte alla grave minaccia sulla sicurezza delle vie di comunicazioni.

A nord di Sunnah nella provincia di Raqqa, SAA  estende un’altra zona di controllo nella provincia sud-orientale Raqqa  dove il prossimo obiettivo  è  Maada. Qui la strategia messa in atto dalle forze Tigre del gen Hassan ,  è di  circondare i militanti, che infatti si stanno trasferendo nei villaggi vicini, oppure costringerli a ritirarsi lungo l’Eufrate verso Deir ez-Zor.

Secondo le dichiarazioni del ministero della Difesa russo, è probabile che nei prossimi 1-2 mesi vedremo mettere in atto le operazioni connesse con la liberazione di Deir ez-Zor. L’enclave si è salvata dalle ultime serie di attacchi del Califfato, ma la sua posizione è ancora abbastanza difficile – con l’area principale della zona franca  tagliata fuori dalla base aerea. Tuttavia, anche in una situazione così favorevole, i militanti sembrano non fare progressi.

[su_heading style=”modern-1-blue” size=”21″ margin=”50″]Offensiva ad Hama[/su_heading]

L’offensiva a East di Hama è ‘così così’ , nel senso che qui i militanti dell’ISIS ,  nonostante le forti pressioni continuano a  organizzare le loro difese. Inoltre, l’ostinata resistenza dei militanti a nord lungo Tiyas- Palmira, ostacolano e rallentano l’avanzata delle truppe siriane a nord.
A SAA si pone ora una scelta strategica – o andare immediatamente  a Deir ez-Zor, ed avere  due proprie enormi forze di proiezione che potrebbero  trasformarsi in un problema o tagliare dal resto del gruppo Deir Ez Zor in modo che l’area  sia poi meglio gestibile, senza rinforzi dell’ISIS.

Nel complesso, nonostante le perdite (in una settimana si registra la perdita di alcuni carri armati e l’uccisione di 100 soldati tra  siriani ed alleati. Comuque sotto un profilo strategico,  data  la complessità in alcune aree, è in atto un trend positivo che è evidente, che si esprime nella conquista di vaste porzioni di nuovo territorio (che altrimenti non sarebbe più stato recuperato perchè sarebbe stato preso dagli USA/SDF).

Quindi, da queste evidenze l’atteggiamento benevolo del ministero della Difesa russo, che non manca l’occasione di vantarsi del fatto che, con l’aiuto della Russia Assad ha raddoppiato in poco tempo il territorio controllato ed ha conseguito un sostanziale vantaggio nella guerra siriana.

Naturalmente, troppo presto per rilassarsi: c’è ancora un sacco di lavoro duro  e sanguinoso da fare. La guerra è tutt’altro che finita, ma già si vedono i contorni- chiave che permetteranno di accordarsi poi alla  fine della guerra siriana. Se accadrà nel 2018 anno o dopo, dipenderà in primo luogo dal successo dell’esercito siriano e dei suoi alleati russi e iraniani.

 

 

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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