Il muro ungherese e quello europeo

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Il ‘muro’ come lo chiamano perchè sia più ‘evocativo’ non è servito a granché… Quello tra gli USA ed il Messico è costruito meglio. A ognuno il suo.

Il governo ungherese è stato accusato di immoralità: un muro di filo spinato – hanno detto in coro indignati i leaders europei- non si può fare, punto e basta. L’Ungheria sfida l’EUROPA.

Ma da che pulpito viene la predica? Ci sono tante cose che in Europa si fanno e ”che non si possono fare e che non si può punto e basta ” come l’aborto vietato dalla costituzione ungherese. Come una famiglia che non sia di un uomo ed una donna, vietato dalla costituzione ungherese. Come altre cose indegne accettate qui ma non permesse in Ungheria…

Sicuramente la gestione dei profughi non è stata un bell’esempio ma c’è chi ‘ci ha inzuppato il pane’… 

Non sto sminuendo le evidenti incapacità di gestione di questo esodo biblico ma comprendo ciò a cui l’Ungheria vuol opporsi creando uno scudo ( anche in questo caso sbagliando, facendo errori): l’Ungheria vuole opporsi ad un tentativo di omologazione. Indichiamo gli errori ungheresi ma che le ragioni vengano dette  deve essere sacrosanto.

In definitiva l’Ungheria ‘vede oltre’, vede un tentativo da parte della Turchia di ‘inondare‘ il paese con il fine non recondito  di cambiare la faccia dell’Europa. Sciocco pensarla così?  Non direi se questa valutazione dei fatti, questa preoccupazione,  è amplificata dal fatto che Orban non si sente protetto dall’Europa.

Cosa ha visto il governo ungherese? La Siria è stata campione nella storia di accoglienza per i popoli (armeni, palestinesi) ma l’Europa ha  messo in atto una proxy war contro di essa. Dovrebbe Orban fidarsi dell’Europa?

Come facciamo a giudicare l’Ungheria quando noi stessi abbiamo bombardato la Libia e aiutato i terroristi in Siria creando dal nulla i fuggiaschi? Non sarebbe più giusto che fosse il resto dell’Europa a farsi carico di quello che è il frutto della sua disperazione?

Come può l’Europa  chiedere all’Ungheria di essere accogliente e nel contempo alimentare la guerra  e  con le sanzioni vietare il sostentamento di quel popolo che fugge?

Che si accolga ma immediatamente si affrontino le cause: i muri cadrebbero da soli.

Bisogna  guardare il fenomeno che si sta verificando come gli stessi soggetti chiedono! Ma pochi se ne curano. Tutti vogliono essere ‘rappresentanti’ dei siriani per spargere altra morte e devastazione.
Giustamente bisogna gestire (perché è umano farlo ) i bisogni ma il proposito sano è solo quello di far tornare al più presto quella gente nel proprio paese, nella loro amata terra.  Però stiamo agendo in tutt’altra direzione.

E’ in atto una campagna mediatica contro l’Ungheria e Orban. Il motivo è preesistente, non è la crisi dei profughi. Volutamente questa campagna mediatica non dice tutto: è parziale, si rivolge all’emozione ma non è dalla parte della gente. Non è dalla parte dei siriani sopratutto.

C’è un muro insormontabile che l’Europa ha eretto e nessuno vede , esso produce divisioni e fuggiaschi. L’Ungheria ha messo un muro intorno la propria casa che sente minacciata  e non dagli uomini. Sta sbagliando, sta facendo il gioco dei lupi ma deve essere detto l’ignominia che si va compiendo. I siriani vogliono questo più di ogni altra cosa.

Vietato Parlare

nota a margine:

L’Ungheria in proporzione alla popolazione è uno dei paesi che ha accolto il maggior numero di rifugiati, specialmente provenienti dal Kosovo.

FireShot Pro Screen Capture #601 - 'Humanitarian emergency in the Mediterranean_ ECFR Scorecard briefing I European Council on Foreign Relations' - www_ecfr_eu_article_h

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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