G20: TRA AFRICA KORPS(ORATE) E BATTLE MOOD DI JUNCKER

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1. Se si adotta il metro di giudizio mondialista, basato sull’idea che il liberoscambismo sia cooperazione, che il riscaldamento globale sia una priorità per far pagare di più l’energia ai salari reali (decrescenti) delle classi lavoratrici, già sottoposte al capitale-senza-confini (delocalizzazione produttiva+spinta all’immigrazione no-limits nei paesi prescelti come perdenti nel processo di specializzazione conseguente ai vantaggi comparati), insomma se si crede che la “guerra è pace”, beh, allora il G20 di Amburgo potrebbe essere visto come un insuccesso.
Ed infatti, in questi termini ne parla l’Huffington Post versione italiana.
 
2. Se poi si analizzassero, ad uno ad uno, i contenuti del principale comunicato finale nonché dei vari comunicati su temi specifici (questo è quello sul terrorismo e sullo Human Trafficking: un esempio preclaro di aria fritta senza pudore), ci si troverebbe di fronte alla stanca ripetizione degli slogan più retrivi e privi ormai di senso che si rifanno, pari pari, al Washington Consensus (v. in particolare p.4)
Il piano della Merkel per l’Africa (tragicomicamente denominato Africa Compakt…già che c’erano potevano chiamarlo Africa Korps(orate)), ne è una riedizione sfacciata sub-specie di €uropa ad adiuvandum” delle politiche già da decenni imposte da FMI e World Bank
A questo riguardo, l’interesse della Germania per il mercato africano è in continua crescita da quando, nel 2014, vennero pubblicate le Guidelines for Africa del nuovo approccio tedesco verso il continente; già da allora la Germania vedeva importanti opportunità nell’enorme potenziale dei mercati africani, tanto da diventare in quegli anni il principale esportatore europeo verso l’Africa sub-sahariana.
Eppure oggi la presenza della Germania in Africa riguarda solo un migliaio delle 400.000 imprese tedesche operanti all’estero e genera un interscambio di ‘soli’ 27,7 miliardi di dollari meno del 2% dell’intero commercio estero tedesco. 
Nel tentativo di dare nuovo slancio a questa presenza, tra le misure proposte per incentivare investimenti privati in Africa vi sono garanzie di credito all’esportazione per le aziende tedesche e, al contempo, risorse finanziarie a sostegno dei governi africani che introducono riforme, soprattutto nel quadro normativo economico, incluso quello della tassazione, e agiscono con responsabilità, trasparenza e impegno”.
Cosa sia il “Piano Merkel” per l’Africa è presto detto: da un lato 300 milioni di euro per programmi di formazione professionale e occupazione, destinati ai Paesi – si parte con Tunisia, Ghana e Costa d’Avorio, mentre Marocco, Ruanda, Senegal ed Etiopia potrebbero seguire – che si impegnano a rispettare i diritti umani, combattere la corruzione e garantire lo stato di diritto, creando così un clima economico più favorevole; dall’altro i “Compact with Africa”, che puntano a incentivare le riforme sul posto, per attirare maggiori investimenti privati“.
3. Ma, ripeto, scendere analiticamente su tali contenuti, sarebbe inutile.
L’unica realtà di cui prendere atto è che, da un lato, è evidente che il “successo diplomatico” da taluni riconosciuto alla Merkel contrassegna, tutt’al più, l’autoinvestitura della Germania a paese leader del fronte globalista, con l’esportazione a livello planetario dell’arrogante intransigenza verso qualsiasi residua forma di sovranità altrui, che era già contenuta nel (morente) Washington Consensus. 
Una notizia senz’altro poco rassicurante: un’ideologia antiumanitaria al suo tramonto, che divide il mondo in eterno tra vincenti e perdenti (in quanto corrotti e salvabili solo con la dipendenza dagli IDE), diviene la bandiera di un paese che già ha dato tragica prova di essere incline alla versione crepuscolare, fino al cupio dissolvi, delle (peggiori) ideologie anglosassoni (qui. p.6).
 
4. Dall’altro lato, l’accenno, nel comunicato finale sul free-trade, alle “misure difensive” genericamente viste come eccezioni alla linea anti-daziaria formalmente approvata dal G20, nasconde invece la ormai proclamata contrapposizione dell’UE, cioè in pratica della leadership tedesca, rispetto agli interessi USA contrari, a titolo di “caso esemplare”, al dumping cinese, e non solo, sull’acciaio (di cui l’UE “non vede la prova“).
E il tutto, ben al di là della questione dell’acciaio – che, a bassi prezzi, abbattendo in dumping i fondamentali costi del trasporto, guardacaso favorisce i paesi esportatori del manifatturiero “pesante”-, segna l’approssimarsi di una guerra commerciale USA-UE.
5. E infatti Juncker, guardacaso trascurato dagli italmedia su questo clamoroso preannuncio, se ne esce con un’aperta minaccia agli USA, vantando “l’elevato stato d’animo da battaglia” dell’UE (!) nei confronti degli USA, giungendo perciò a esplicitare
“Non intendo dirvi in dettaglio cosa faremo. Ma ciò che mi pregio di dirvi è che è che entro pochi giorni – non avremo bisogno di mesi per far ciò- potremmo reagire con contromisure“. 
5.1. Nel G20, infatti, i delegati ufficiali ai vari negoziati, già hanno esercitato pressioni mirate sugli equilibri interni alla politica USA “ammonendo gli USA a non intraprendere alcuna misura contro l’acciaio sia tedesco che Cinese (!). L’UE, è beninteso, è orientata alla rappresaglia focalizzandosi sui prodotti agricoli americani. I funzionari hanno confermato che un obiettivo di rappresaglia potrà essere il bourbon whiskey, uno delle maggiori voci esportative dello stato del Kentucky, patria di Mitch McConnell, il leader repubblicano della maggioranza in Senato“.
House of Cards, nelle sue grottesche e per lo più caricaturali implicazioni di politica internazionale, non ci sarebbe mai arrivato.
5.2. Ma va sempre rammentato che tra il 10 e il 13 luglio 1943 si svolse lo sbarco in Sicilia, cioè l’attacco USA (insieme a UK) al controllo europeo da parte della Germania…Il 19 luglio, in effetti, Mussolini incontra Hitler a Villa Gaggia ma non riesce ad ottenere nuovi aiuti per difendere la Sicilia e, proprio lo stesso giorno di questo diniego di aiuti, – riguardanti la Sicilia!- da parte della Germania dominatrix europea, “Roma viene bombardata, per la prima volta, dagli Alleati”.
Lo diciamo così, sommessamente, piano piano, frattalicamente (pp.7 e ss.) parlando…

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Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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