Ad Aleppo ‘ribelli’ o ‘terroristi’? L’Onu dice ‘terroristi’.

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Joh Kirby, portavoce del Dipartimento di Stato USA il 28 aprile 2016 aveva detto che Aleppo è  “tenuto principalmente da Nusra” (organizzazione terroristica), che impedisce una tregua definitiva e la cessazione delle ostilità. Nonostante quella ammissione, oggi non solo al Nusra e gli altri gruppi, hanno ricevuto armi numerose e sofisticatissime, ma è ripartita la macchina mediatica per riproporre una versione addomesticata della realtà funzionale al ‘regime change’.

di Patrizio Ricci – LPL News 24

La risoluzione delle Nazioni Unite n° 2254 del 2015 al punto 8 riafferma che ”tutti gli stati membri devono combattere contro ISIS e al-Nusra e tutti gli altri gruppi, o individui che li sostengono” quindi va da sè che qualunque cessate il fuoco non si dovrebbe applicare a questi gruppi ed individui. I gruppi citati dalla risoluzione 2254 sono quelli presenti ad Aleppo. Quando si parla di ribelli moderati si indicano i combattenti del “Free Syrian Army’ la formazione sostenuta dall’occidente pro-democratica. Questa distinzione è falsa: alla stessa FSA sono affiliati gruppi jadisti. Perciò è chiaro che la sigla “Free Syrian Army” è solo il mezzo per permettere indirettamente a Stati Uniti, Francia, Arabia Saudita, Turchia e Qatar di fornire il proprio sostegno senza incorrere nella violazione della risoluzione delle Nazioni Unite n° 2254 del 2015  che vieta il sostegno a gruppi terroristici. La risoluzione, infatti, al punto 8 recita: ”tutti gli stati membri devono combattere contro ISIS e al-Nusra e tutti gli altri gruppi, o individui che li sostengono”.

Eppure, nonostante, queste evidenze, accade che quando l’esercito arabo siriano (SAA) avanza, i media dicono che “l’esercito assedia” Aleppo. Se invece è al Nusra che contrattacca,  i media dicono “i ribelli hanno liberato” Aleppo.
Ieri,  persino il parroco di Aleppo padre Ibraim, in una intervista, per indicare quelli che  i media si ostinano a chiamare ancora ‘ribelli’, ha usato la parola ‘terroristi’. Ma l’articolista ha tenuto a precisare che quell’accezione è solo un’opinione del padre francescano. Invece, non si tratta di una opinione, il padre francescano ha usato il termine giusto: la guerra siriana è una guerra asimmetrica tra stati, ‘una guerra per procura, quindi non una rivolta contro l’autorità costituita o contro un’occupazione straniera’ (cit. dizionario italiano, che giustificherebbe l’uso del termine ‘ribelli’.

Quello che sta accadendo è sotto gli occhi di tutti: l’annientamento pezzo dopo pezzo di una città intera sotto occupazione da parte di criminali ideologizzati ma si denuncia il dramma umanitario e si punta il dito su Assad evitando però di dare le motivazioni di ciò che accade. Sarebbe sufficiente rispondere  a questa domanda: se il governo siriano assedia Aleppo, perchè la maggior parte dei cittadini della città siriana è fuggita e si rifugiata dalla parte in mano governativa? Come mai si dice che il governo ‘assedia Aleppo’ quando la parte di città in mano sua corrisponde a più di un milione di persone e solo il 16% della popolazione risiede nella parte in mano alla coalizione di jihadisti sponsorizzata dall’occidente?

Eludere continuamente le domande più importanti permette il prosieguo della  propaganda mediatica in atto. Il percorso avviene in due fasi: la prima ha il compito di ‘decostruire’ la realtà con false premesse; la seconda, facendo leva specialmente sull’emotività,  si occupa di  ‘divulgare’ al pubblico ‘preparato’ la propria versione romanzata dei fatti.

Cerchiamo di fare un pò di chiarezza sui gruppi armati: la maggior parte presente ad Aleppo, è formata da stranieri, gran parte dei quali sono a libro paga saudita o turca.
Il gruppo principale è Al-Nusra. La formazione ha una corte giudiziaria a Haritan e Idlib: questo dimostra che è l’ago di bilancia in quelle città. Ha compiuto molti omicidi settari, rapimenti e compie comunemente attentati kamikaze anche contro la popolazione civile. Recentemente ha abbandonato l’affiliazione con al Qaeda, ma lo ha fatto per tentare di emanciparsi agli occhi di un accondiscendente occidente, senza però distaccarsi un millimetro dalla vecchia ideologia salafita. Per quanto riguarda L’Esercito di Ansar Muhajirin è formato per la maggior da combattenti provenienti dalla Cecenia, Daghestan, Inguscezia, Ossezia del Nord, e l’Uzbekistan. Questi ultimi chiedono di fare uno stato islamico in provincia di Aleppo.

Particolarmente importante è il gruppo Ahrar al-Sham che è stato fondata dallo sceicco Abu-Jabir che ha combattuto gli americani in Iraq. Abu-Jabir è stato nominato come Emiro di Aleppo dopo la morte del siriano Abu-Khalid, noto per essere uno dei leader più pericolosi in al-Qaeda. Il gruppo Ahrar Al-Sham è un alleato  chiave di al Nusra in Aleppo.

Harakat Sham al-Islam è stato fondata da un cittadino marocchino ex detenuto di Guantanamo, Ibrahim bin Shakran, (Abu-Ahmad Al-Muhajir): è stato ucciso in aprile 2014, ed è stato sostituito da Mohammad Mizouz (Abu-Iz al-Muhajir), che è stato catturato da personale militare statunitense sul confine afghano-pakistano (anche lui è stato nominato nella lista del terrore degli Stati Uniti del settembre 2014)
Ci sono altri gruppi che sono sponsorizzati dalla Turchia, come Brigata siriano/turkmena , la Brigata Sultan Murad , il battaglione Sultan Muhammad Fatih , il movimento di Nur al-Din Zinki e altri. Sono tutti questi gruppi fondamentalisti che non possono aspirare a guidare la Siria.

I principali gruppi islamisti citati dai media o dalla Comunità Internazionale come ‘opposizione moderata’ o come ‘ribelli’ fanno parte dell’ ”Esercito della conquista” che controlla Aleppo Est: ”L’esercito della conquista”  è composto da Al-Nusra, Ahrar Al-Sham, Al-Aqsa , l‘esercito di Muhajirin & Ansar (è stato affiliato ad ISIS ed è anch’essa è stata designata come un’organizzazione terroristica dal Canada e dagli Stati Uniti),  sono tutti gruppi che si trovano dentro e intorno ad Aleppo insieme a vari altri gruppi minori. Molti di loro sono inseriti nella ‘lista del terrore’ che gli Stati Uniti ha stilato nel 2014. A sua volta, l’Esercito della conquista fa parte del coordinamento ‘al Fatah Halab’ che raggruppa tutti gli ‘insorti’ di Aleppo e li coordina come sala di regia unificata. Va da sè che Al Fatah Halab non è altro uno ‘specchietto per le allodole’. Ad ulteriore conferma, a capo del Free Syrian Army in Aleppo c’è il maggiore Yaser Abdulrahim che era a capo di un gruppo islamista ad Homs.

I gruppi salafiti o ‘moderatamente islamisti’ sono solidamente interconnessi tra di loro come scatole cinesi. Ad esempio, il gruppo Liwa Ahrar Souriya ospita tutte le brigate turkmene in Siria ed al suo interno ospita anche diversi gruppi jadisti come Ahrar al-Sham, Jaysh al-Islam, Ansar al-Sham. Alla fine tutti i gruppi, compreso al Nusra fanno parte ad Aleppo della coalizione ‘Fatah Halab’. Il sistema giudiziario nella parte controllata dai ‘ribelli’ è amministrato da Abdullah Al-Muhaysini che è un cittadino saudita con legami con Al-Qaeda inserito nella lista del terrore stilata dagli Stati Uniti.

Quella dei ‘ribelli moderati’ è solo un inganno. Sopravvive solo perchè esiste la formazione ‘Esercito siriano libero’ (Free Syrian Army) pur interagendo con loro, risponde all’occidente. Il Free Syrian Army non consta più del 10% del totale dei combattenti salafiti(e i siriani all’interno di questi gruppi non sono più numerosi): rispetto agli altri gruppi islamisti radicali è minoritario e nelle città chiave, è inserito alle dipendenze dei vari gruppi di coordinamento combattenti pro-sharia che aspirano a smantellare lo stato laico e instaurare uno stato islamico.

Ed allora? In definitiva, qui si dice che Aleppo sta bene? Niente affatto. Ad Aleppo non si sta bene, anzi è un inferno viverci. Ma bisogna essere chiari: si può discutere su tutto, ma non sulle motivazioni dei due fronti contrapposti, che sono chiare: i jihadisti tengono in scacco Aleppo e l’esercito arabo siriano cerca di liberare la città.
Aleppo soffre soprattutto a causa dell’abitudine degli Stati Uniti di sovvertire gli stati non allineati alla propria politica. Quindi accadrà ancora, che ogni volta che esercito governativo cercherà di liberare Aleppo,  gli Stati Uniti reagiranno. Come lo farà è sotto i nostri occhi: le varie organizzazioni internazionali e ‘umanitarie’ controllate chiederanno la tregua per Aleppo. Altrettanto puntualmente, i terroristi & Co. per suscitare le rimostranze, ogni volta che saranno alle strette, decuplicano i bombardamenti sui quartieri residenziali mietendo vittime (con le armi fornite dall’occidente).

Intanto, la Comunità Internazionale non ha una prospettiva politica accettabile. Proporre la rimozione di Assad e un ‘governo di transizione’ è solo frutto di ipocrisia. Dato l’impresentabilità della controparte, è chiaro che l’assenza di Assad servirebbe solo a permettere la creazione di una  ‘giunta’ preparatoria con l’incarico di modificare leggi e Costituzione. Così facendo si impedirebbe ad una parte della popolazione, di candidarsi liberamente alla guida del paese: quando si dice che ‘Assad se ne deve andare’ si deve capire che Assad attualmente rappresenta in Siria l’ultima muraglia contro i takfiri che ieri come oggi gridano: ‘alawiti nella tomba e cristiani a Beirut’.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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